Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica
(Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974)
Nacque il 7 luglio 1901 a Sora, una cittadina in provincia di Terra di Lavoro (dal 1927 annesso alla neo-provincia di Frosinone), in via Cittadella, nel rione omonimo, da Umberto De Sica, un funzionario della Banca d'Italia cagliaritano di origini campane, e da Teresa Manfredi, una casalinga romana. Nella chiesa di San Giovanni Battista, posta proprio di fronte alla casa di famiglia, ricevette il battesimo con i nomi di Vittorio, Domenico, Stanislao, Gaetano, Sorano: l'ultimo nome è quello del presunto dio eponimo della città di Sora. Il padre Umberto, impiegato nella sede locale della Banca d'Italia, collaborò con lo pseudonimo di Caside per un mensile locale, La voce del Liri, pubblicato dal 1909 al 1915. Vittorio aveva con il padre un rapporto molto bello e forte, e a lui dedicherà il suo film Umberto D. Come Vittorio ebbe a dire, la sua famiglia viveva in "tragica e aristocratica povertà". In seguito, nel 1914, si trasferì con i familiari a Napoli e ancora, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, a Firenze. Vittorio, ad appena 15 anni, cominciò ad esibirsi come attore dilettante in piccoli spettacoli organizzati per i militari ricoverati negli ospedali.
In seguito avvenne il definitivo trasferimento a Roma. Durante gli studi di ragioneria, grazie all'intercessione dell'amico di famiglia Edoardo Bencivenga, ottiene un piccolo ruolo (un cameriere) in un film muto diretto da Giancarlo Saccon, Il processo Clemenceau del 1917. Preferisce comunque continuare gli studi salvo poi, dopo aver ottenuto il diploma di ragioniere, accettare nel 1923 una scrittura teatrale da generico nella compagnia diretta dalla prestigiosa attrice Tatiana Pavlova, con la quale rimane per due anni. Nella primavera del 1925 è secondo attore brillante nella compagnia di Italia Almirante, celeberrima diva del muto, quindi nel 1927 passa alla qualifica di secondo attor giovane nella compagnia di Luigi Almirante, Sergio Tofano e Giuditta Rissone. Nel 1930 giunse al livello di primo attore, accanto a Guido Salvini, e lì viene notato da Mario Mattòli, in quel momento titolare della Compagnia Teatrale Za-Bum (il primo serio esperimento italiano teatrale di mescolare la comicità degli attori del varietà al genere drammatico degli attori di prosa), il quale, comprese le sue qualità brillanti, lo scrittura immediatamente e lo mette al fianco di Umberto Melnati, col quale formò una coppia comica di rilievo per l'epoca, con gag e tormentoni che li resero celebri a livello nazionale. Soprattutto la canzone Lodovico sei dolce come un fico e tanti sketch radiofonici: da citare su tutti il Dura minga, dura no ripreso in seguito negli anni cinquanta in un carosello pubblicitario da Ernesto Calindri e Franco Volpi. Nel 1933 fondò una sua propria compagnia con Giuditta Rissone e Sergio Tofano, con rappresentazioni soprattutto comiche. Nel dopoguerra immediato, quando cominciò ad essere celebre anche come regista cinematografico, insieme a Paolo Stoppa e a Vivi Gioi dal 1944 portarono in scena anche drammi di notevole valore come Catene di Langdon Martin. Nella stagione 1945-1946 partecipò a due spettacoli diretti da Alessandro Blasetti, Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley e Ma non è una cosa seria di Luigi Pirandello. Nella stagione 1946-1947 lavorò con Luchino Visconti, insieme a Vivi Gioi e a Nino Besozzi nello spettacolo Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais, oltre che alla rivista Ah... ci risiamo! scritta da Oreste Biancoli. Infine, nella stagione 1948-1949, partecipò alle due novità I giorni della vita di William Saroyan e Il magnifico cornuto di Fernand Crommelynck, entrambi diretti da Mario Chiari. Quella fu la sua ultima apparizione sul palcoscenico: in seguito, sempre più assorbito da impegni cinematografici e televisivi, non vi fece più ritorno. Si calcola che De Sica, tra il 1923 e il 1949, abbia preso parte, tra commedie, spettacoli di rivista e drammi in prosa, a oltre 120 rappresentazioni.
Attore cinematografico
Sul grande schermo, dopo altre due partecipazioni a film muti diretti da Mario Almirante nel biennio 1927-1928, diventò un divo tra i più richiesti (alla pari con Amedeo Nazzari, Gino Cervi e Fosco Giachetti) dal 1932, con molte commedie garbate e gradevoli interpretate con Lia Franca e Assia Noris e tutte dirette da Mario Camerini: tra queste si ricordano Gli uomini, che mascalzoni... del 1932, in cui lancia la celeberrima canzone Parlami d'amore Mariù, suo cavallo di battaglia per il resto della carriera, quindi Darò un milione del 1935, dove incontra Cesare Zavattini, Il signor Max del 1937 e I grandi magazzini del 1939. Anche una volta iniziata la sua prestigiosa attività come regista, continuò sembra a recitare: apparve in un centinaio di pellicole, anche in brevi ruoli di contorno, vincendo un Nastro d'argento nel 1948 e ottenendo numerosi premi negli anni seguenti a diversi festival. Nei primi anni cinquanta colse come interprete uno straordinario successo di pubblico con due pellicole dirette da Alessandro Blasetti e Luigi Comencini, e nelle quali recitò a fianco di Gina Lollobrigida: Altri tempi (1952), nell'episodio Il processo di Frine, dove in una memorabile arringa nella parte di avvocato difensore delle grazie di una popolana inventò il termine proverbiale maggiorata fisica, quindi in Pane, amore e fantasia (1953), dove interpreta l'esuberante maresciallo Carotenuto, impegnato a corteggiare una bella levatrice, e che avrà tre sequel. Memorabile, commovente e anche divertente la sua interpretazione al fianco di Totò in I due marescialli (1961). Ebbe anche un proficuo rapporto con Alberto Sordi, che tentò di lanciare nel 1951 producendo e dirigendo anonimamente Mamma mia, che impressione! e col quale recitò in diversi film, tra i quali sono da menzionare Il conte Max, Il moralista e Il vigile. Il risultato più alto del connubio è probabilmente in un sottovalutato film diretto dallo stesso Sordi, Un italiano in America (1967), dove interpretò un incisivo e malinconico ruolo di uno sfaccendato squattrinato emigrato negli Stati Uniti d'America, che sfrutta la partecipazione a una trasmissione televisiva per incontrare il figlio che non vedeva da tempo e al quale fa credere di essere ricco. Molto intense anche le sue interpretazioni drammatiche, su tutte quella de Il generale Della Rovere, di Roberto Rossellini (1959), o la partecipazione nel remake di Addio alle armi di Charles Vidor (1957). Nella parte finale della propria carriera artistica si trovò ad interpretare ruoli secondari in film anche molto lontani dalla sua immagine, come nel caso di Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete di Paul Morrissey (1974).
De Sica regista
De Sica compì il suo esordio dietro la macchina da presa nel 1939 sotto l'egida di un potente produttore dell'epoca, Giuseppe Amato, che lo fece debuttare nella commedia Rose scarlatte. Fino al 1942 la sua produzione da regista non si discosta molto dalle commedie misurate e garbate simili a quelle di Mario Camerini: ricordiamo Maddalena... zero in condotta (1940) con Carla Del Poggio e Irasema Dilian, e Teresa Venerdì (1941) con Adriana Benetti e Anna Magnani. A partire dal 1943, con I bambini ci guardano (tratto dal romanzo Pricò di Giulio Cesare Viola) iniziò, insieme a Zavattini ad esplorare le tematiche neorealiste. Dopo un film a sfondo religioso realizzato nella Città del Vaticano durante l'occupazione della capitale, La porta del cielo (1944), il regista firma, uno dietro l'altro, quattro grandi capolavori del cinema mondiale: Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), ricavato dal romanzo omonimo di Luigi Bartolini, Miracolo a Milano (1951), tratto dal romanzo Totò il buono dello stesso Zavattini e Umberto D. (1952), pietre miliari del neorealismo cinematografico italiano. I primi due ottengono l'Oscar come miglior film straniero e il Nastro d'argento per la migliore regia. Nonostante ciò, alla presentazione di Sciuscià in un cinema milanese, il regista venne accusato da uno spettatore presente in sala di rendere una cattiva immagine dell'Italia. Dopo questa irripetibile quadrilogia, De Sica firmò altre opere molto importanti: L'oro di Napoli (1954) tratto da una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, Il tetto (1955) che è considerato il suo passo d'addio al neorealismo, quindi l'acclamato La ciociara, del 1960, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, che vanta una vibrante interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse tutti i premi possibili: Nastro d'argento, David di Donatello, Palma d'oro al Festival di Cannes e il Premio Oscar per la miglior attrice. Con la Loren lavorò anche in seguito, nel celebre episodio La riffa inserito nel film collettivo Boccaccio '70 (1962), quindi in coppia con Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani (1963), tre indimenticabili ritratti di donna (la popolana, la snob e la mondana) e terzo suo Oscar, Matrimonio all'italiana (1964), trasposizione di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, e I girasoli (1970). Nel 1972 ottenne un quarto Premio Oscar con la trasposizione filmica del romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, storia drammatica della persecuzione di una famiglia ebrea ferrarese durante il fascismo; quest'opera ottiene anche l'Orso d'oro al Festival di Berlino del 1971.
L'ultimo film da lui diretto è la riduzione di una novella di Luigi Pirandello, Il viaggio (1974), interpretato ancora da Sophia Loren, accanto a Richard Burton.
La canzone napoletana
Durante il 1911, in un periodo in cui le autorità avevano proibito di mangiare i fichi. Pur di procurarsene, anche perché costavano poco, la madre si faceva aiutare dal piccolo Vittorio durante gli acquisti dagli ambulanti. De Sica in questo caso fungeva da palo per dare l'allarme all'arrivo della legge. In un'occasione, quando si profilarono due carabinieri, l'artista intonò Torna a Surriento. Ai militi piacque e chiesero di continuare; De Sica si trovò così a interpretare tutto il repertorio napoletano a lui noto. Negli anni seguenti, divenuto attore, incise numerose versioni dei classici napoletani. Troppo moderno per i gusti dell'epoca, non fu subito capito. Ernesto Murolo lo bocciò esclamando durante una sua esibizione: “Tene sulo nu filo 'e voce”. Inoltre, alludendo alla sua magrezza, aggiunse:
“Pare nu miezo tisico”. Lo apprezzò, invece, Enzo Lucio Murolo, l'inventore della sceneggiata. Disse Dino Falconi, autore di riviste: “Nessuno meglio di me può assicurare che Vittorio De Sica cantava come soltanto un napoletano sa cantare”. Nella maturità, incise Signorinella di Bovio. Fece in tv a Studio Uno un duetto con Mina in Amarsi quando piove. Per la collana Recital dedicò album a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Michele Galdieri, in cui interpretava canzoni e recitava poesie. Nel 1968 partecipò come autore a un Festival di Napoli. La sua Dimme che tuorne a mme!, musicata dal figlio Manuel, nel Festival di Napoli 1968 fu interpretata da Nunzio Gallo e da Luciano Tomei, ma non entrò in finale.
Più volte progettò di prendere casa a Posillipo: De Sica sosteneva che “nu cafone 'e fora” come lui si definiva - può amare Napoli più di un napoletano. Incise l'ultimo album nel 1971: De Sica anni Trenta, realizzato con gli arrangiamenti del figlio Manuel. La sua interpretazione più nota, tuttavia, resterà quella di Munasterio 'e santa Chiara.
In televisione
De Sica, ad Alassio, sul set de I bambini ci guardano molto attivo anche sul piccolo schermo, sebbene non lo amasse molto, partecipò a diverse trasmissioni statunitensi e italiane di intrattenimento leggero come Il Musichiere (1960), Studio Uno (1965), Colonna Sonora (1966), Sabato Sera con Corrado (1967), Delia Scala Story (1968), Stasera Gina Lollobrigida (1969), Canzonissima con Corrado e Raffaella Carrà (1970-71) e Adesso musica (1972), nonché nel ruolo del giudice chiamato a processare il burattino Pinocchio nello sceneggiato Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972).
Nel 1971 diresse due documentari, inoltre molti uomini di cultura gli dedicarono diversi documentari onorifici.
La vita privata
Era nota la sua grande passione per il gioco, per la quale si trovò a volte a perdere somme anche ingenti, e che probabilmente spiega qualche sua partecipazione a pellicole non alla sua altezza. Una passione che non nascose mai e che anzi riportò, con grande autoironia, in diversi suoi personaggi cinematografici, come ad esempio in Il conte Max o L'oro di Napoli. Sposato dal 1937 con Giuditta Rissone, che conobbe dieci anni prima e dalla quale l'anno dopo ebbe la figlia Emilia, nel 1942, sul set del film Un garibaldino al convento conobbe l'attrice catalana Maria Mercader, con la quale andò in seguito a convivere. Dopo il divorzio dalla Rissone, ottenuto in Messico nel 1954, si unì con l'attrice catalana in un primo matrimonio nel 1959, sempre in Messico ma l'unione fu ritenuta “nulla” perché non riconosciuta dalla legge italiana; nel 1968 ottenne la cittadinanza francese e si sposò con Mercader a Parigi. Da lei aveva nel frattempo avuto due figli: Manuel nel 1949, musicista e Christian nel 1951, che seguirà le sue orme come attore e regista. Seppur divorziato, De Sica non seppe mai rinunciare alla sua prima famiglia. Avviò così un doppio ménage, con doppi pranzi nelle feste e uno stress notevole. Si racconta che alla Vigilia e all'ultimo dell'anno mettesse l'orologio avanti di due ore in casa della Mercader per poter brindare alla mezzanotte. La prima moglie accettò di mantenere in piedi un matrimonio di facciata pur di non togliere alla figlia la figura paterna. Vittorio De Sica si spense a 73 anni in seguito a un intervento chirurgico per curare un tumore ai polmoni di cui soffriva, all'ospedale di Neuilly-sur-Seine, presso Parigi; nello stesso anno, Ettore Scola gli dedicò il suo capolavoro C'eravamo tanto amati. Come ha ricordato suo figlio Christian durante un'intervista a Le invasioni barbariche, Vittorio De Sica era comunista e questo fatto, unito ovviamente alle sopracitate vicende matrimoniali, gli impedì di ricevere un funerale particolarmente fastoso. Trentacinque anni dopo, Annarosa Morri e Mario Canale gli hanno dedicato il documentario Vittorio D., presentato alla 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e successivamente trasmesso da LA7.
La sua salma riposa nel cimitero monumentale del Verano a Roma.
Filmografia Attore
Il processo Clemenceau, regia di Edoardo Bencivenga (1917)
La bellezza del mondo, regia di Mario Almirante (1927)
La compagnia dei matti, regia di Mario Almirante (1928)
Due cuori felici, regia di Baldassarre Negroni (1932)
Gli uomini, che mascalzoni..., regia di Mario Camerini (1932)
La segretaria per tutti, regia di Amleto Palermi (1932)
La vecchia signora, regia di Amleto Palermi (1932)
Il signore desidera?, regia di Gennaro Righelli (1933)
Un cattivo soggetto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1933)
La canzone del sole, regia di Max Neufeld (interpreta anche l'edizione tedesca, Das Lied der Sonne) (1933)
Paprika, regia di Carl Boese (1933)
Lisetta, regia di Carl Boese(1933)
Tempo massimo, regia di Mario Mattoli (1934)
Amo te sola, regia di Mario Mattoli (1935)
Darò un milione, regia di Mario Camerini (1935)
Non ti conosco più, regia di Nunzio Malasomma (1936)
Lohengrin, regia di Nunzio Malasomma (1936)
Ma non è una cosa seria, regia di Mario Camerini (1936)
L'uomo che sorride, regia di Mario Mattoli (1936)
Questi ragazzi, regia di Mario Mattoli (1937)
Il signor Max, regia di Mario Camerini (1937)
Napoli d'altri tempi, regia di Amleto Palermi (1937)
La mazurka di papà, regia di Oreste Biancoli (1938)
Hanno rapito un uomo, regia di Gennaro Righelli (1938)
Partire, regia di Amleto Palermi (1938)
Le due madri, regia di Amleto Palermi (1938)
L'orologio a cucù, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
Ai vostri ordini, signora..., regia di Mario Mattoli(1939)
Castelli in aria, regia di Augusto Genina (interpreta anche l'edizione tedesca, Ins blaue Leben) (1939)
I grandi magazzini, regia di Mario Camerini (1939)
Finisce sempre così, regia di Enrique Susini (1939)
Manon Lescaut, regia di Carmine Gallone (1940)
Pazza di gioia, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1940)
Rose scarlatte, regia di Giuseppe Amato e Vittorio De Sica (1940)
La peccatrice, regia di Amleto Palermi (1940)
Maddalena... zero in condotta, regia di Vittorio De Sica (1940)
L'avventuriera del piano di sopra, regia di Raffaello Matarazzo (anche sceneggiatura, non accreditata) (1941)
Teresa Venerdì, regia di Vittorio De Sica (1941)
Un garibaldino al convento, regia di Vittorio De Sica (1942)
La guardia del corpo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942)
Se io fossi onesto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942)
I nostri sogni, regia di Vittorio Cottafavi (anche sceneggiatura) (1943)
Non sono superstizioso... ma!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1943)
I bambini ci guardano, regia di Vittorio De Sica (1943)
Nessuno torna indietro, regia di Alessandro Blasetti (1943)
L'ippocampo, regia di Gian Paolo Rosmino (1945)
Lo sbaglio di essere vivo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1945)
Il mondo vuole così, regia di Giorgio Bianchi (1945)
Abbasso la ricchezza!, regia di Gennaro Righelli (anche soggetto e sceneggiatura) (1946)
Roma città libera, regia di Marcello Pagliero (1946)
Sperduti nel buio, regia di Camillo Mastrocinque (1947)
Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (1947)
Lo sconosciuto di San Marino, regia di Michał Waszyński e Vittorio Cottafavi (1947)
Cuore, regia di Duilio Coletti (anche produzione e sceneggiatura) (1948)
Domani è troppo tardi, regia di Léonide Moguy (1950)
Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951)
Buongiorno, elefante!, regia di Gianni Franciolini (anche produzione) (1952)
Altri tempi - Zibaldone n. 1, episodio Il processo di Frine, regia di Alessandro Blasetti (1952)
I gioielli di madame de..., regia di Max Ophüls (1953)
Pane, amore e fantasia, regia di Luigi Comencini (1953)
Villa Borghese, episodio Incidente a Villa Borghese, regia di Gianni Franciolini (1953)
Cento anni d’amore, episodio Pendolin, regia di Lionello De Felice (1954)
Il matrimonio, episodio L'orso, regia di Antonio Petrucci (1954)
Tempi nostri - Zibaldone n. 2, episodi Scena all'aperto e Don Corradino, regia di Alessandro Blasetti (1954)
Gran varietà, regia di Domenico Paolella (1954, episodio Il fine dicitore)
Allegro squadrone, regia di Paolo Moffa (1954)
Vergine moderna, regia di Marcello Pagliero (1954)
I giocatori, episodio de L'oro di Napoli, regia di Vittorio De Sica (1954)
Pane, amore e gelosia, regia di Luigi Comencini (1954)
Peccato che sia una canaglia, regia di Alessandro Blasetti (1954)
Il letto (Secrets d'alcove), episodio Il divorzio, regia di Gianni Franciolini (1954)
Il segno di Venere, regia di Dino Risi (1955)
Gli ultimi cinque minuti, regia di Giuseppe Amato (1955)
La bella mugnaia, regia di Mario Camerini (1955)
Racconti romani, regia di Gianni Franciolini (1955)
Pane, amore e..., regia di Dino Risi (1955)
Il bigamo, regia di Luciano Emmer (1955)
I giorni più belli, regia di Mario Mattoli (1956)
Mio figlio Nerone, regia di Steno (1956)
Tempo di villeggiatura, regia di Antonio Racioppi (1956)
Montecarlo, regia di Sam Taylor e Giulio Macchi (anche supervisione artistica alla regia) (1956)
Noi siamo le colonne, regia di Luigi Filippo D'Amico (1956)
Padri e figli, regia di Mario Monicelli (1957)
I colpevoli, regia di Turi Vasile (1957)
Souvenir d'Italie, regia di Antonio Pietrangeli (1957)
Amore e chiacchiere, regia di Alessandro Blasetti (1957)
Il conte Max, regia di Giorgio Bianchi (1957)
La donna che venne dal mare, regia di Francesco De Robertis (1957)
Vacanze a Ischia, regia di Mario Camerini (1957)
Il medico e lo stregone, regia di Mario Monicelli (1957)
Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
Addio alle armi, regia di Charles Vidor (1957)
Casinò de Paris, regia di André Hunebelle (1958)
Domenica è sempre domenica, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
Anna di Brooklyn, regia di Reginald Denham e Carlo Lastricati (anche supervisione alla regia) (1958)
Ballerina e Buon Dio, regia di Antonio Leonviola (1958)
Pezzo, capopezzo e capitano, regia di Wolfgang Staudte (1958)
Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958)
La ragazza di piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958)
Pane, amore e Andalusia, regia di Javier Setó (anche produzione e supervisione alla regia) (1958)
La prima notte, regia di Alberto Cavalcanti (1959)
Nel blu dipinto di blu, regia di Piero Tellini (1959)
Uomini e nobiluomini, regia di Giorgio Bianchi (1959)
Policarpo, ufficiale di scrittura, regia di Mario Soldati (1959)
Il nemico di mia moglie, regia di Gianni Puccini (1959)
Vacanze d'inverno, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
Il mondo dei miracoli, regia di Luigi Capuano (1959)
Il moralista, regia di Giorgio Bianchi (1959)
Il generale Della Rovere, regia di Roberto Rossellini (1959)
Ferdinando I° re di Napoli, regia di Gianni Franciolini (1959)
Gastone, regia di Mario Bonnard (1960)
La sposa bella, regia di Nunnally Johnson e Mario Russo (1960)
Le tre eccetera del colonnello, regia di Claude Boissol (1960)
Le pillole di Ercole, regia di Luciano Salce (1960)
Napoleone ad Austerlitz, regia di Abel Gance (1960)
Il vigile, regia di Luigi Zampa (1960)
Un amore a Roma, regia di Dino Risi (1960)
La baia di Napoli, regia di Melville Shavelson (1960)
La miliardaria (The Millionairess), regia di Anthony Asquith (1960)
Gli incensurati, regia di Francesco Giaculli (1961)
L'onorata società, regia di Riccardo Pazzaglia (1961)
Le meraviglie di Aladino, regia di Mario Bava edHenry Levin (1961)
I celebri amori di Enrico IV, regia di Claude Autant- Lara (1961)
Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
Gli attendenti, regia di Giorgio Bianchi (1961)
I due marescialli, regia di Sergio Corbucci (1961)
La Fayette, una spada per due bandiere, regia di Jean Dréville (1962)
Eva, regia di Joseph Losey e Guidarino Guidi (1962)
Le avventure e gli amori di Moll Flanders, regia di Terence Young (1965)
Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
Gli altri, gli altri... e noi, regia di Maurizio Arena (1966)
Caccia alla volpe, regia di Vittorio De Sica (1966)
Un italiano in America, regia di Alberto Sordi (1967)
Colpo grosso alla napoletana, regia di Ken Annakin (1968)
Caroline chérie, regia di Denys de La Patellière (1968)
L'uomo venuto dal Kremlino, regia di Michael Anderson (1968)
Se è martedì deve essere il Belgio, regia di Mel Stuart (1969)
Una su 13, regia di Nicholas Gessner e Luciano Lucignani (1969)
Cose di Cosa Nostra, regia di Steno (1971)
Io non vedo, tu non parli, lui non sente, regia di Mario Camerini (1971)
Trastevere, regia di Fausto Tozzi (1971)
Siamo tutti in libertà provvisoria, regia di Manlio Scarpelli (1971)
Ettore lo fusto, regia di Enzo G. Castellari (1972)
Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (in due versioni, cinematografica e televisiva) (1972)
Grande slalom per una rapina, regia di George Englund (1972)
Storia de fratelli e de cortelli, regia di Mario Amendola (1973)
L'odore delle belve, regia di Richard Balducci (1973)
Il delitto Matteotti, regia di Florestano Vancini (1973)
Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musical nelle vene, regia di Pasquale Squitieri (1973)
Piccoli miracoli, film TV, regia di Jeannot Szwarc (1974)
Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!, regia di Paul Morrissey e Antonio Margheriti (1974)
C'eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
Intorno, cortometraggio, regia di Manuel De Sica (1974)
L'eroe, telefilm, regia di Manuel De Sica (1974)
(Nota: in molte fonti viene citata una partecipazione di De Sica ai film Fontana di Trevi di Carlo Campogalliani (1960) e La pappa reale di Robert Thomas (1964), ma alla visione delle pellicole l'attore non compare affatto.)
Filmografia Regista
Rose scarlatte (co-regia Giuseppe Amato, anche attore) (1939)
Maddalena... zero in condotta (anche stesura dialoghi e attore) (1940)
Teresa Venerdì (anche sceneggiatura e attore) (1941)
Un garibaldino al convento (anche sceneggiatura e attore) (1942)
L'ippocampo di Gian Paolo Rosmino (supervisione regia, non accreditata) (1943)
I bambini ci guardano (anche sceneggiatura) (1943)
La porta del cielo (anche sceneggiatura) (1944)
Sciuscià (anche produzione) (1946)
Natale al campo 119 di Pietro Francisci (supervisione regia, non accreditata) (1947)
Ladri di biciclette (anche produzione e sceneggiatura) (1948)
Domani è troppo tardi, di Léonide Moguy (consulente tecnico alla regia, non accreditato) (1949)
Miracolo a Milano (anche produzione e sceneggiatura) (1950)
Mamma mia, che impressione! di Roberto Savarese (regia di quasi tutte le sequenze, non accreditata, anche produzione e sceneggiatura) (1951)
Umberto D. (anche produzione) (1952)
Stazione Termini (1953)
L'oro di Napoli (anche sceneggiatura e attore) (1954) Il tetto (anche produzione) (1955)
Montecarlo, di Samu Taylor e Giulio Macchi (supervisione artistica alla regia) (1956)
Pane, amore e Andalusia, di Javier Setó (supervisione alla regia) (1957)
Anna di Brooklyn, di Reginald Denham e Carlo Lastricati (supervisione alla regia) (1958)
Il moralista, di Giorgio Bianchi (regia di molte sequenze, non accreditato) (1959)
La ciociara (1960)
Il giudizio universale (anche attore) (1961)
Boccaccio '70, episodio La riffa (1962)
I sequestrati di Altona (1962)
Il boom (1963)
Ieri, oggi, domani (1963)
Matrimonio all'italiana (1964)
Un mondo nuovo (1965)
Caccia alla volpe (1966)
Le streghe, episodio Una sera come le altre (1967)
Sette volte donna (1967)
Amanti (1968)
I girasoli (1970)
Il giardino dei Finzi-Contini (1970)
Le coppie, episodio Il leone (1970)
Lo chiameremo Andrea (1972)
Una breve vacanza (1973)
Il viaggio (1974)
Regista televisivo
Dal referendum alla Costituzione, ovvero il 2 giugno Nascita della Repubblica, documentario (1971)
I cavalieri di Malta, documentario (1971)
Sceneggiatore cinematografico
L'ippocampo, di Gian Paolo Rosmino (1943). Sceneggiatore insieme a Margherita Maglione, Sergio Pugliese, Cesare Zavattini, Adolfo Franci. Nel film De Sica interpreta anche il protagonista.
I bambini ci guardano, di Vittorio De Sica (1943)
La porta del cielo, di Vittorio De Sica (1944)
Il marito povero, di Gaetano Amata (1945). Originariamente doveva essere diretto nel 1943 da Mario Soldati e interpretato da Vittorio De Sica, che figura comunque in veste di sceneggiatore.
Ladri di biciclette, di Vittorio De Sica (1948)
Miracolo a Milano, di Vittorio De Sica (1951)
L'Oro di Napoli, di Vittorio De Sica (1954)
Apparizioni televisive
Meet De Sica, di Charles De Reisner, per la TV statunitense (1958)
The Four Just Men, serie televisiva britannica (1959-1960)
Vittorio De Sica racconta... di Fernanda Turvani, serie di 22 favole da lui narrate (1961)
Documentari televisivi su De Sica
Ritratto d'attore: Vittorio De Sica, di Fernaldo Di Giammatteo (1958)
Vittorio De Sica: autoritratto, di Giulio Macchi (1964)
Vittorio De Sica: il regista, l'attore, l'uomo, di Peter Dragadze (1974)
Vittorio De Sica, il padre del neorealismo, di Michel Random (1974)
Viva De Sica! di Manuel De Sica (1983)
Parlami d'amore Mariù. La vita e l'opera di Vittorio De Sica, trasmissione in sette puntate di Giancarlo Governi (1991)
Vittorio D., di Annarosa Morri e Mario Canale (2009)
Prosa radiofonica RAI
Favola di Natale, tre atti di Ugo Betti, con Vittorio
De Sica, Rina Morelli, Carlo Romano, regia di Anton Giulio Majano 19 gennaio 1948.
Bibliografia
Maria Mercader, La mia vita con Vittorio De Sica, edizioni Mondadori, 1978
Emi De Sica, Lettere dal set, edizioni SugarCo
Luigi Gulia, Michele Ferri, Luciano Lilla (a cura di), Vittorio De Sica. Immagini della vita, Scritti di Maria De Sica, Luigi Gulia, Emi De Sica, Orio Caldiron, Angelo Arpa e una cronologia di Michele Ferri, Sora, Centro di Studi Sorani “V. Patriarca”, 1984
Luigi Gulia, Cesare Baronio e Vittorio De Sica: due sorani nella “chiesa dei poveri” ad thermos Antoninianas, in La Ciociaria tra scrittori e cineasti, a cura di Franco Zangrilli, Pesaro, Metauro Edizioni S.r.l., 2004, pp. 193-205
Gualtiero De Santi, Vittorio De Sica, Il Castoro Cinema n. 213, Editrice Il Castoro, 2008, ISBN 978-88-8033-259-6
Giancarlo Governi, Parlami d'amore Mariù. La vita e l'opera di Vittorio De Sica, edizioni Nuova Eri, 1991
Manuel De Sica, La porta del cielo - Memorie 1901-1952, edizioni Avagliano, 2005 13 Remo d'Acierno, “De Sica, Gill e O Zampugnaro nnammurato”, Edizioni La Collina (AV)
2007