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Vittorio Corona 

Palermo 1 gennaio 1901 – Roma, 5 ottobre 1966

 

 

Frequenta fino al 1922 l’Accademia di Belle Arti di Palermo, conseguendo anche l’abilitazione di insegnante in disegno. Organizza una piccola mostra personale a Villa Gallidoro di Palermo. Nel 1922 partecipa alla I° Esposizione Giovanile promossa alla Permanente di Belle Arti di Palermo, con Madonna in Festa, Danzatrici, Tentazioni preghiera e altre. E’ premiato con medaglia d’argento per Danzatrici. Ottiene la medaglia d’oro alla Rassegna di arti figurative di Messina. Nel 1924 partecipa alla Mostra dei Giovani Artisti al Teatro Massimo di Palermo con prima visione de La Caduta delle Stelle, Tu multo, Foemine, Occhio del Navigante, Notturno, Divinità terrene. Nel 1925, alla Mostra d’arte Primaverile Siciliana a Palermo espone la versione definitiva de La Caduta delle Stelle, Teste di Santo Francesco e un certo numero di acquerelli. La Caduta delle Stelle suscita entusiastico e ammirato consenso da parte di Marinetti e Balla. Conosce Luigia Zamparo, una giovane venuta a trovare la sorella sposata e risiede a Palermo. Quando Giglia ritorna in Friuli, il pittore inizia una fitta corrispondenza con lei, comprendente un’innumerevole serie di lettere e crea per lei lettere futuristiche decorate su pezzi di stoffa. L’8 luglio sposa a Manzano (Udine) Giglia , dalla quale avrà sei figli e con lei viaggia da Venezia a Roma, da Napoli a Palermo in luna di miele . Per un periodo lavora a Palermo presso l’Ufficio Tecnico di Arredamento Navi della ditta Ducrot, ma presto lascia questo posto per una scuola serale nel Comune di Palermo, così da avere più tempo e libertà da dedicare all’arte.

 

Invitato alla XV Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, espone con successo LA CADUTA DELLE STELLE E ARMATURE D’AMORE.

 

Partecipa, nella sezione futurista, alla Mostra Diè Abstrakten di Berlino e, ancora con i futuristi, espone a Barcellona varie opere, tra cui Palme e Vegetazione.

 

“Il 1926 segna la piena collocazione di Corona nel nuovo Futurismo Italiano, il cosiddetto Secondo Futurismo, e la sua attività è molto intensa..” Negli anni tra il 1927 e il 1930, partecipa alla Grande Mostra di Pittura Futurista di Bologna, alla Quadriennale di Torino, alla Mostra del Futurismo a Genova e alla Mostra d’Arte Futurista Nazionale di Palermo, organizzata dal Gruppo Futurista Siciliano al circolo “Il Convegno”, dove espone nove opere, tra il cui Dinamismo aereo, Il Duce,Marinetti, Aereoplano Tricolore, Il Vulcano e alcuni arazzi eseguiti a mano dalla moglie sulla base dei suoi bozzetti.

 

In questo periodo realizza, anche, Supermarino,svariati bozzetti per oli, per arazzi, per cuscini e partecipa a quasi tutte le mostre sindacali della Sicilia assieme a Varvaro e Rizzo, con cui costituisce il “Triangolo siciliano d’avanguardia”.

 

Nel 1928 è invitato alla XVI Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, dove espone Dinamismo aereo, Onda marina + sirene del mare e alcuni bozzetti nella sala dei Futuristi. Subito dopo, a Taormina, partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte Decorativa con Palme e Vegetazione.

Tiene, poi, una mostra personale al Circolo della Stampa nella sua città natale, con oli e acquarelli di ispirazione intimistico - lirica realizzati in Friuli, dove è solito trascorrere l’estate con la famiglia.

La mostra riscuote notevole successo e riceve il benestare della critica “Tradizionalista”.

 

Viene acquistata in toto da un amatore, che si impegna a inaugurargli una personale a New York. Infatti, qualche mese dopo, giungono al pittore articoli entusiastici sulla sua arte, avendo il compratore organizzato una mostra, come promesso, il 25 marzo 1929 alla Guarino Gallery di New York. Insegna decorazione nelle scuole tecnico – artistiche di Palermo dal 1929 al 1933. Nel 1937 accetta una supplenza presso l’istituto Tecnico Principe di Piemonte di Merano e in seguito trasforma la Scuola d’arte di Acqui Terme in un vero e proprio istituto d’Arte.

 

I bombardamenti della II Guerra Mondiale distruggono la sua casa di Palermo, insieme con svariate opere futuristiche,alcune, delle quali di dimensioni imponenti, vanno perdute. Negli anni 1950 il pittore intraprende la ricostruzione delle principali opere futuriste, distrutte durante il bombardamento di Palermo, muovendo dagli originari bozzetti e reinterpretandole con una certa libertà,anche nelle dimensioni delle tele.

 

Immerso in un ormai inconsapevole e istintivo neo-futurismo, realizza anche le opere che mai erano approdate agli oli e di cui conservava gli abbozzi d’epoca. Nel 1954 tiene una mostra personale presso il Salone Grande Albergo Nuove Terme di Acqui, comprendete circa trecento opere (Oli tempere, acquarelli, disegni).

 

 

Nel 1956 è a Roma come insegnante titolare della Scuola d’Arte,poi Istituto, di Marino Laziale.

 

Il 12 giugno 1956 tiene una mostra personale alla Galleria in Via del Vantaggio, con la calda e sincera presentazione di Renato Guttuso, suo antico compagno d’arte, ed espone una ventina di acquarelli del 1937-1938. Nel 1958 realizza quattordici oli di grandi proporzioni che costituiscono l'esito finale della Via Crucis, cui evidentemente tendeva fin dalla primitiva ideazione. 

La sua ultima grande tela a olio, Elettrocuzione, ispirata all'esecuzione sulla sedia elettrica di Chessman, chiude nel 1966 il percorso artistico del pittore.

 

Bibliografia

 

 

Aereopittura  futurista, a cura di Franco Passoni

 

Futurismo Cento x 100, a cura di Enzo Benedetto, Edizioni Arte Viva, Roma, 1975

 

Gli artisti siciliani 1925 – 1975 : cinquant'anni di ricerche

 

Quando Palermo era futurista, Il Giornale di Sicilia, di Anna Maria Ruta, Palermo, 23 e 31 dicembre 1976

 

Vittorio Corona attraverso il futurismo, a cura di Enrico Crispolti Edizioni Celebes, Trapani