Toth Banca Dati - Cinema 




 

Virgilio Marchi

 Livorno 21 gennaio 1895 – Roma 30 aprile 1960

 

 

 

Virgilio Marchi, scenografo e architetto, conseguì il diploma nel 1909 presso la scuola tecnica governativa di Livorno e dopo ha frequento l’Istituto di belle arti. A Siena, nel 1912 vinse il premio Biringucci, indetto dalla Società di pie disposizioni. Già nel 1913, giovanissimo, espone i suoi lavori architettonici, in una personale allestita a Livorno. L’anno successivo gli fu conferito il premio Phillipson e prende l’abilitazione all’insegnamento. Nel 1915, è chiamato alle armi, trasferito a Roma dal 1915 e il 1917, dal 1916 inizia a frequentare lo studio di Balla, proprio a quest’anno risale l’adesione al futurismo. Nel 1918 è promosso ufficiale e fu destinato  alla scuola di bombardieri di Sassuolo, dove inizia a frequentare Francesco Flora, suo commilitone, ed espone alcuni lavori in una mostra collettiva all’interno dei locali della scuola. Marchi, fa un discorso sul tema L’arte è una vibrazione, che segna il suo debutto nel futurismo e nella  polemica sul rinnovamento dell’architettura futurista. Con l’aiuto di Flora e Balla, tra il 1919 e il 1921, iniziò a pubblicare i primi scritti di architettura su riviste quotidiani, Dinamo, La Testa di ferro, Roma futurista, in cui pubblicò Manifesto dell’architettura futurista, Dinamica, stato d’animo, drammatica.

Nel 1920, consegue il diploma di professore di disegno architettonico, e l’anno dopo torna a Roma, dove su incarico di Bragaglia curò la realizzazione della nuova sede della sua casa d’arte, ritrovo di artisti e cineasti, tre sale per la pittura con teatro degli indipendenti e bar futurista. Sempre nello stesso periodo, partecipa all’esposizione d’arte futurista a Ravenna, e all’esposizione futurista internazionale allestita presso il Winter Club di Torino. 

Lo stesso Bragaglia, ospitò una sua personale “Marchi architetto futurista”, che comprendeva 50 tavole tra disegni e studi preparatori, divisi in quattro arre tematiche; la prima con sedici opere Ricerche di volumi, Schizzi primordiali, Città fantastica, Circolo delle forze e Teatro; la seconda comprendeva alcuni studi per elementi d’arredo e uno Schizzo di mobili, per un ambiente della villa Ariosa di Roma; il terzo gruppo annoverava i progetti architettonici Città di cemento, Studio per un albergo, Idee per un edificio del popolo, Ville; il quarto riguardava la casa d’arte, con studi per la sistemazione del bar, del prospetto e del foyer. Il periodo che consolidò i rapporti con il teatro sono gli anni ’20, quando si dedicò maggiormente alla progettazione dei luoghi, e all’allestimento di scenografie e costumi. Espone come scenografo a Vienna e Milano nell’ambito di una mostra per il I° Congresso Futurista, realizza le scene di alcuni spettacoli per il teatro degli Indipendenti. Nel 1924, Luigi Pirandello, direttore della Compagnia del teatro d’arte di Roma, chiamò Marchi per la realizzazione del teatro Odescalchi, dove riuscì a creare, anche se in spazi ristretti, una piacevole articolazione spaziale. Questo lavoro ebbe un buon successo a livello internazionale. Continua negli anni la collaborazione don teatro Odelscalchi, nell’allestimento delle scene di numerose opere, Signore della nave di Pirandello, Dei della montagna di lord Dunsany, Nostra dea di M. Bontempelli. Nel 1928, nell’ambito della XCIV mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti nel palazzo delle Esposizioni di Roma, allestì per la prima volta una sezione dedicata all’architettura scenica, dove Marinetti intervenne, definendo Marchi un “rivoluzionario nel campo architettonico, costruttore di forze espressive che armonizza l’idea d’una azione con la colorazione e con la sintesi d’un capolavoro scenografico”. Nel 1931 ottiene l’incarico di direttore dell’istituto d’Arte di Siena, e pubblica a Foligno Italia nuova architettura nuova dove si denota  la decisa caduta di tensione creativa nei confronti dell’architettura futurista ”.  

Inizia nel 1935 la collaborazione con il cinema, col film Milizia territoriale di Bonnard, fino al 1959, con circa 60 film tra cui Un’avventura di Salvator Rosa, La corona di ferro e La cena delle beffe di A. Blasetti, Do Camillo di J. Duvivier, Francesco giullare di Dio di R. Rossellini, Umberto D e Stazione Termini di De Sica. Insegna scenotecnica e storia del costume alla romana  Accademia d’arte drammatica. Oltre a dedicarsi a diversi allestimenti teatrali e cinematografici, si occupò della sistemazione del teatro Goldoni di Livorno, dell’abside della chiesa di S. Lorenzo in Miranda al foro Romano,e della ricostruzione del Politeama livornese. 

Nel 1946, realizzò il progetto del cinema Odeon di Livorno, finito nel 1952, e considerato una delle più riuscite opere dell’artista. Nell’ultimo periodo della sua vita insegna scenografia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, e cura la sistemazione della sala del teatro della Cometa. Muore a Roma nel 1960.

 

Filmografia 

 

1935/ Milizia territoriale, di Mario Bonanrd

1936/ Ballerine, di Gustav Machaty

1936/ Regina della Scala, di Camillo Mastrocinque

1936 / Non ti conosco più, di Nunzio Malasomma

1936/ I due sergenti, di Enrico Guazzoni

1937/ Condottieri, Di Luis Trenker 

1938/ L’albergo degli assenti, di Raffaello Matarazzo

1938/ Il marchese Ruvolito, di Raffaello Matarazzo

1939/ La conquista dell’aria, di Romolo Marcellini

1940/ Un’avventura di Salvator Rosa, di Alessandro Blassetti

1941/ La cena delle Beffe, di Alessandro Blasetti

1941/ Pia de Tolomei, di Esodo Pratelli

1942/ Un Pilota ritorna, di Roberto Rossellini

1942/ L’avventura di Annabella, di Leo Menardi

1942/ Quattro passi tra le nuvole, di Alessandro Blassetti

1942/ Maria Malibran, di Guido Brignone

1942/ Luisa Sanfelice, di Leo Menardi

1943/ Lacrime di Sangue, di Guido Brignone

1943/ Sempre più difficile, di Piero Ballerini

1944/ Vietato ai minorenni, di Mario Massa

1944/ Ogni giorno è domenica, di Mario Baffico

1944 / La Fornarina, di Enrica Guazzoni

1945/ Desiderio, di Marcello Pagliero 

1945/ Trent’anni di servizio, di Mario Baffico

1947 / Sperduti nel buio, di Camillo Mastrocinque

1947/ Dove sta Zazà, di Giorgio Simonelli

1948/ La macchina ammazzacattivi, di Roberto Rosellini

1948/ Il barone Carlo Mazza, di Guido Brignone

1948/ Monaca Santa, di Guido Brignone

1949/ Marechiaro, di Giorgio Ferroni

1949/ Cielo sulla palude, di Agusto Genina 

1950/ Francesco Giullare di Dio, di Roberto Rossellini

1950/ Margherita da Cortona, di Mario Bonanrd 

1950/ Il nido di Falasco, di Guido Brignone

1950/ Contro la legge, di Flavio Calzavara

1951/ Carcerato, di Armando Grottini

1952/ Don Camillo, di Julien Duvivier

1952/ Art. 519 codice penale, di Leonardo Cortese

1952/ La presidentessa, di Pietro Germi

1952/ Sul ponte dei sospiri, di Antonio Leonviola 

1952/ Europa ’51, di Roberto Rossellini

1952/ Umberto D, di Vittorio De Sica

1952/ Erano Trecento …. di Gian Paolo Callegari

1953/ Stazione termini, di Vittorio De Sica

1953/ Ti ho sempre amato!, di Mario Costa 

1953/ Il ritorno di Don Camillo, di Juline Duvivier

1953/ Perdonami, di Mario Costa

1953/ La corda d’acciaio, di Carlo Borghesio

1953/ Donne proibite, di Giuseppe Amato

1954/ Femmina, di Marc Allègret

1954/ Pietà per chi cade, di Mario Costa

1954/ Le due orfanelli, di Giacomo Gentilomo 

1954/ L’amante di Paride di Marc Allègret

1954/ Peppino e la vecchia signora, di Emma Grammatica e Piero Ballerini

1953/ L’oro di Napoli, di Vittorio De Sica

1954/ La figlia di Mata Hari, di Renzo Merusi e Carmine Gallone 

1955/ Don Camillo e l’onorevole Peppone, di Carmine Gallone

1955/ La tua donna, di Giovanni Paoloucci

1955/ I tre ladri, di Lionello De Felice

1956/ Il bigamo, di Luciano Emmer