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Vecchia guardia
Un film del 1934, diretto da Alessandro Blasetti. Generalmente viene considerato dalla critica uno fra i migliori lungometraggi di carattere apologetico prodotti in Italia in epoca fascista. Il film venne distribuito in Germania con titolo Mario e fu particolarmente apprezzato da Adolf Hitler, da sempre estimatore del fascismo, tanto che il Führer ricevette Blasetti e il piccolo Franco Brambilla in terra tedesca per una visita.
Trama
Italia Centrale, nel clima arroventato del primo dopoguerra Roberto un attivista fascista reduce della Grande Guerra e ora disoccupato, si distingue nella lotta contro i lavoratori in sciopero. Suo padre, Claudio, è un medico che dirige un manicomio paralizzato nei boicottaggi e nelle rivendicazioni del personale infermieristico. Mario, il fratello minore di appena 12 anni è smanioso di entrare in azione al fianco di Roberto. La giovanissima età non gli consente però di amarsi e partecipare agli scontri con gli odiati avversari, come vorrebbe. Una notte, tuttavia, senza essere visto,riesce a salire a bordo di una camionetta e a partecipare a una spedizione punitiva nella quale perde la vita, colpito da una fucilata sparata da un operaio “rosso”. Lo sdegno che provoca in città la morte del ragazzo convince anche molti antifascisti ad aderire al PNF e a partecipare successivamente alla marcia su Roma, accompagnati da Roberto e da suo padre Claudio. Alle prime luci dell’alba i fascisti,raggruppatisi ad Orte, si avviano a i piedi e con altri mezzi verso la Città eterna.
Note cinematografiche
Titolo originale: Vecchia guardia
Paese di produzione: Italia
Anno: 1934
Durata: 91 min
Colore: B/N
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico
Regia: Alessandro Blasetti
Soggetto: Livio Apolloni, Giuseppe Zucca
Sceneggiatura: Alessandro Blasetti, Guido Albertini, Leo Bomba
Produttore: Fauno Film S.A.
Distribuzione: Filmimpero
Fotografia: Otello Martelli
Montaggio: Alessandro Blasetti, Ignazio Ferronetti
Musiche: Umberto Mancini, Capolongo
Scenografia: Leo Bomba
Attori
Gianfranco Giachetti
Franco Brambilla
Mino Doro
Andrea Checchi
Giovanni Grasso Jr
Ugo Ceseri
Cesare Zoppetti
Maria Puccini
Graziella Antonelli
Umberto Sacripante
Ugo Sasso
Gino Viotti
Alfredo Varelli
Ugo Gracci
Walter Lazzaro
Barbara Monis
Memmo Carotenuto
Aristide Garbini
Vasco Creti
Amina Pirani Maggi
Dina Romano
Gaziella Betti
Leo Bomba
Note
Prendono parte alle riprese alcuni attori già affermati, Giovanni Grasso, Andrea Checchi, Memo Carotenuto destinato a diventare uno degli interpreti più richiesti della commedia all’italiana. Alla sua uscita il film riesce a riscuotere un discreto successo di pubblico e una accoglienza in linea di massima positiva da parte della critica del tempo che ne mette in rilievo i pregi stilistici e alcune impostazioni innovative. Fra queste ultime il taglio realistico di molte scene e lo stesso linguaggio usato dagli interpreti, sempre naturale e in sintonia con la classe socio-culturale di appartenenza. Sotto un profilo più propriamente formale va sottolineata la superba fotografia di Otello Martelli utilizzata dal regista con una valenza simbolica di grande impatto visivo, con le luci accese sui tutto ciò che incarno il fascismo e che ad esso si ricollega. La critica contemporanea è portata e vedere nel film il momento di massima adesione di Alessandro Blasetti al regime fascista con alcune scene di retorica quadristica che ne abbasserebbero il livello qualitativo spezzando il ritmo drammatico che pur il regista riesce ad imprimere alla vicenda. Un film pertanto tutt’altro che disprezzabile, ma giudicato discontinuo e, in linea di massima girato con chiari intenti apologetici. Secondo Callisto Cosulich “Vecchia Guardia è l’unico film sinceramente fascista che sia stato girato nel ventennio”. La classe dirigente del regime in quel momento però accoglie Vecchia guardia con una certa freddezza se non addirittura con ostilità, come nel caso di Luigi Freddi, da poco nominato responsabile della cinematografia italiana del tempo, che si rende immediatamente conto dei pericoli insiti nel lungometraggio di Blasetti. Fra questi ultimi balza agli occhi l’esaltazione dello squadrismo, esplicitamente indicata in una nota presente nei titoli di testa, in un momento in cui il regime vuol far dimenticare i propri trascorsi “rivoluzionari” e, ancor peggio, la difesa ad oltranza operata dai fascisti a salvaguardia degli interessi dei ceti abbienti e del padronato ai danni delle classi lavoratrici e proletarie che il Duce stesso si è sempre vantato di proteggere. Dopo il film Vecchia guardia, la cinematografia italiana torna sui suoi passi per riprendere la strada per sempre, caratterizzata dal disimpegno e dall’apoliticità. Sintomatico il trionfo,nella seconda metà degli anni trenta, del cinema dei telefoni bianchi, caratterizzato dalla totale assenza di tematiche impegnate sia sotto il profilo politico che sociale. Ci saranno comunque ancora film cosiddetti di propaganda “come i condottieri” di Luis Trenker e Luciano Serra, mentre con l’entrata in guerra dell’Italia verranno prodotti altri film ascrivibili al filone apologetico .
Bibliografia
Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano, il cinema del regime, 1929 -
1945,Vol.I, Roma, Editori Riuniti, 1993