Spazialismo

 

 

 

Spazialismo è stato ideato da Fontana nel 1946 a Buenos Aires in Argentina: il cosiddetto "Manifiesto Blanco", dove si iniziano a delineare le urgenze di un superamento dell'arte come sino ad allora concepita e ormai "stagnante", inserendo le dimensioni del tempo e dello spazio.

In realtà su chi e come abbia cominciato per primo esistono diverse versioni, si sa che anche nel 1946 Giuseppe Marchiori grande critico d'arte aveva cominciato a raggruppare diversi artisti che poi debutteranno alla Biennale di Venezia del 1948 come " Fronte Nuovo delle Arti ". Biennale importantissima perché porterà a Venezia Peggy Guggenheim che subito deciderà di fermarsi nella città lagunare. Gli artisti che erano Virgilio Guidi, Mario DeLuigi, Vinicio Vianello, Bruno Gasparini, Bruno Toffoli si raggrupparono nella Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo. Successivamente si uniranno i giovani Rampin, Tancredi, Licata e Finzi (che in realtà viene accolto solo ufficiosamente perché troppo giovane).

I pittori spazialisti non hanno come priorità l'immagine pittorica in sé, e non desiderano semplicemente definire una corrente di stile bensì affrontare attraverso l'opera d'arte non solo pittorica il problema della percezione onnicomprensiva dello Spazio inteso come summa delle categorie assolute di Tempo, Direzione, Suono, Luce.

La presa di coscienza dell'esistenza di forze naturali nascoste come particelle, raggi, elettroni premeva con forza incontrollabile sulla "vecchia" superficie della tela. Tali forze troveranno lo sfogo definitivo nel rivoluzionario gesto di Fontana, che bucando e tagliando la superficie del quadro, fece il passo finale di distacco dalla "vecchia" arte verso la nuova arte spaziale creando effettivamente un "continuum" tra Spazio (tela tagliata) e Tempo (il gesto istantaneo del taglio).

Oltre all'iconico taglio del caposcuola Fontana vanno ricordate le più note ricerche degli altri artisti spazialisti: Mario Deluigi ha inciso la tela grattandone il colore e creando con i suoi graffi fantasmagoriche nuvole di scintille che prefiguravano i movimenti delle particelle nella luce, mentre Roberto Crippa ha ricreato sulla tela vertiginose spirali nelle quali si può riconoscere la forma intima dell'energia, come negli orbitali degli elettroni attorno al nucleo, Ennio Finzi ha ricercato nel ritmo del riflesso luminoso una via artistica per esprimere il suono e più ancora per dare al segno pittorico una valenza grammaticale musicale,Bruna Gasparini ha invece identificato nel contrasto tra fondo monocromo e movimento del gesto di un segno pittorico definito il senso del confronto/scontro con i diversi piani della percezione.