Rocco Lentini
(Palermo 17 febbraio 1858 – Venezia 20 novembre 1943)
Il pittore Rocco Lentini, figlio del pittore e decoratore Giovanni, trapanese, ed esponente dell’ottocento siciliano, scenografo titolare del Regio Teatro Carolino, ora Bellini, di Palermo. Durante gli studi, aiuta il padre nelle scenografie e decorazioni. A soli 14 anni, illustra con Enrico Cavallaro il manoscritto Il testamento del Nanno di Antonio Palomes. Dopo qualche anno entra nello studio del paesaggista Francesco Lojacono, le opere di questo periodo sono vicine allo stile del pittore paesaggista, come Il portale, Piazza Pretoria e S. Giovanni degli Eremiti, oggi nella Civica Galleria d’arte moderna E. Restivo. Nel 1877, ottiene una borsa di studio del Comune di Palermo, e poté frequentare l’Accademia di Belle Arti di Bologna, e in un brave soggiorno a Napoli, si interessò al realismo napoletano e al Palizzi. L’anno seguente, a Parigi, perfeziona le tecniche dell’acquerello e della tempera presso i paesisti e scenografi Rubè, Chaperon e Duprè, ed espone al Salon Parigino con l’acquerello Le palais ducal de Venise. Rientrato in Sicilia nel 1881, riprende a collaborare col padre, impegnato come scenografo del Teatro Bellini. Sempre nello stesso anno inizia la decorazione del Teatro Garibaldi di Trapani, sotto la guida di Mazzotta, e insieme a Saporito. Si avvicina agli ambienti del modernismo palermitano ed E. Basile. Nel 1886 coordina la decorazione della stazione centrale di Palermo con Cavallaro, Giannone e Padovani. Proprio insieme a E. Basile, G. B. F. Basile, G. Di Marzo, I. Carini e F. S. Cavallari, e altri, fonda la rivista La Sicilia artistica e archeologica, di cui fu direttore e proprietario fino al 1889. Tra il 1888 e il 1924, è titolare della cattedra di disegno del Regio Educatorio Maria Adelaide. Con alcuni allievi, affresca alcuni ambienti dell’Istituto, e disegna quattro arazzi dalla sala del teatro raffiguranti Innocenzo invia nel 1215 Federico II contro Ottone, L’incoronazione di Federico II, Enrico VI s’impadronisce della Sicilia imprigionando Guglielmo e la madre Sibilla (1194) ed Enrico VI sposa Costanza.
Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, si dedica alla decorazione, coordinando il lavoro di tante équipe, nate per far fronte allo sviluppo urbanistico ed edilizio. Artista poliedrico, passa dallo stile rococò allo stile antiquariale dl settecento, con altri colleghi cura i restauri e le decorazioni di Palazzo Lo Bue di Lemos, Villa Whitaker a Malfitano, Villa Bordonaro, Palazzo Ziino, Villa Pignatelli Florio ai Colli, palazzo Francavilla, e nel villino Ramione-Cusimano. Altri interventi di decorazioni nell’ultimo decennio del secolo, li fece a Palazzo delle Aquile, sotto la direzione dell’architetto Damiano Almeyda, con Enea, Mancineli e Padovani, il teatro politeama Garibaldi, con Cavallaro, Di Giovanni, Enea, Giannone, Giarrizzo, Mancinelli e Padovani, il teatro Massimo, sotto la direzione dell’architetto Basile con Cavallaro, Corteggiani, De Maria Bergler, Di Giovanni ed Enea. Nel 1910, ultima impegno fu la decorazione del suo villino a Mondello-Valdesi, progettato da Basile. Pubblica nel 1892, Elementi di ornato tratti dal vero, nel ’98 fu nominato professore di disegno ornamentale della scuola tecnica serale, poi della scuola d’arte applicata all’industria, e in seguito professore di libero disegno d’ornato e d’architettura alla scuola d’applicazione per architetti e ingegneri dell’Università di Palermo. Collabora con la rivista La Sicile illustée, fondata e diretta da P. Lanza di Scalea, con Basile e Ricci pubblicò Le sculture e gli stucchi di Giacomo Serpotta, e il suo Studi d’ornato: avviamento allo studio del vero, per uso delle scuole tecniche, complementari, normali. Anche se impegnato nella direzione artistica della manifattura Ceramica Florio, e presente, con il gruppo dei siciliani, alla I e alla II Mostra internazionale delle arti decorative di Monza, continua a dipingere, paesaggi e ritratti, presentando alla VI Biennale di Venezia L’Etna, alla XIII Biennale di Venezia Barche da pesca siciliane, al Circolo artistico di Palermo, e alla I Mostra siciliana di pittura, scultura bianco e nero, promossa dal sindacato di belle arti in villa Gallidoro a Palermo, e alla casa d’arte Baldi a Roma. Viaggia in tutta Europa, e grazie ai soggiorni nelle Alpi, arricchisce la sua tavolozza, aperta a esperienze espressionistiche. Sposa in seconde nozze, Gisella Nyagoy D’Also Vist, e si trasferisce a Venezia, perché in contrasto con gli ambienti artistici palermitani, indirizzati verso il futurismo.
Nel 1930, alla mostra collettiva a palazzo delle Esposizioni al Lido di Venezia, nel 1931 alla Mostra nazionale del giardino di Venezia e nel 1942 alla galleria Guglielmi di Milano, presenta una serie di paesaggi alpini, delle vedute di Venezia, Palermo e di tutta la Sicilia.
Muore il 20 novembre del 1943, e fu sepolto nel cimitero di S. Michele a Venezia. Molte sue opere sono conservate presso Fondazione Mormino del Banco di Sicilia e presso Civica Galleria d’arte moderno E. Restivo di Palermo.
Opere
Il portale, Civica galleria d’arte moderna Empedocle Restivo, Palermo, 1875 Piazza Pretoria, Civica galleria d’arte moderna Empedocle Restivo, Palermo,1876
San Giovanni degli Eremiti, Civica galleria d’arte moderna Empedocle Restivo, Palermo, 1876
Il pescatore, collezione privata, Palermo, 1879
Lo sbarco di Garibaldi a Marsala,
L’Alabardiere, 1879
Marzo, Galleria d’arte moderna, Milano
Bibliografia
La pittura in Italia. Il Novecento/1 1900-1945, di G. Barbera, Milano, 1992 Dizionario degli artisti siciliani. Pittura, di L. Sarullo, Palermo, 1993
Rocco Lentini nelle collezioni del Museo, catalogo, a cura di F. Lentini, Palermo, 1999
Rocco Lentini, a cura di F. Lentini, Speciale – U. Mirabelli, Palermo, 2001
Lentini Rocco, in Dizionario biografico, degli italiani, di Teresa Sacchi Ludispoto, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 2005