Luigi Canonica
( Tesserete, 9 marzo 1764 – Milano 7 febbraio 1844 )
Nacque nel 1764 nell’attuale Comune di Capriasca, nel Canton Ticino, figlio di Pietro Canonica, medico laureato all’Università di Pavia e di Maria Antonio Porta, entrambi originari di Roveredo Capriasca. Ebbe cinque fratelli e quattro sorelle.
Il vero nome era Cristofolo Maria Aloisio, ma venne chiamato solo con il terzo: in latino Aloisio, cioè Luigi. Trasferitosi giovanissimo a Milano per intraprendere gli studi di lettere, preferì assai presto l’Accademia di Brera, ove seguì gli studi di architettura e divenne allievo dei Piermarini: questi ne intuì le doti e lo ammise nella propria cerchia.
Poi venne il turbinoso biennio 1796 - 97 il periodo di Buonaparte e la conquista della Lombardia,sancita, il 18 aprile 1797 dall’armistizio di Leoben. I fatti, a Milano si succedevano rapidi: l’8 luglio veniva promulgata la costituzione della Repubblica Cisalpina, il 27 luglio venne annessa la Repubblica Cispadana e, nell’agosto, Piermarini venne destituito dalla carica di architetto di Stato, sostituito proprio dal trentatreenne Canonica. Il maestro si ritirò nella natia Foligno, già nel 1798.
L’arrivo di Napoleone diede la stura ad un vorticare di ambiziosi progetti di rinnovamento della città, divenuta capitale della neonata Repubblica Cisalpina.
Il primo incarico del Canonica era stato riprendere il progetto del Teatro dei Filodrammatici di Milano, riprendendo uno schizzo del Piermarini, sviluppato dal Pollak: Canonica realizzò un teatro di circa 1.000 posti, con quattro ordini superiori interamente in forma di logge, quindi privi della consueta suddivisone in palchi.
Sicuramente per scelta ideologica. E potè inaugurato il nuovo teatro il 21 dicembre 1800, con generale soddisfazione: il giovane architetto di stato aveva superato la sua prima prova. La facciata, però,non venne mai completata.
Seguì, sempre nel 1802 l’incarico per la nuova Manifattura Tabacchi, in principio del secondo tronco dell’attuale via della Moscova, sul luogo di un precedente deposito, eretta nel 1719 e, soprattutto del vasto convento dei Carmelitani Scalzi, risalente al 1622: si trattava di un grande stabilimento, che sfruttava la forza motrice della roggia di San Marco.
Le due commesse erano arrivate al Canonica in quanto “Architetto di Stato”, ma, già nel 1801 egli ebbe l’occasione di valorizzare l’esperienza acquisita con un ricco contratto privato: il disegno della costruzione del nuovo Teatro Carcano, lungo l’allora prestigioso corso di Porta Romana. Canonica prese a modello la Scala ed il Teatro della Cannobiana, disegnando una sala con quattro ordini di palchi,una volta con un medaglione centrale, decorata dappertutto con stucchi e dorature spiccatamente neoclassiche. Venne inaugurata il 3 settembre 1803. Come d’uso esso fu eretto sulla sede di un convento soppresso nel 1799, quello delle monache domenicane che lo occupavano dal 1498, avendo sostituito la più antica chiesa ed ospedale di San Lazzaro. Ma la principale questione legata al rinnovamento di Milano era urbanistica e riguardava, in parti calore, l’ampia area del castello: con decreto del 23 giugno 1800 Napoleone ne ordinò la totale demolizione realizzata solo in parte dal 1801, per le torri laterali e in toto per i bastioni spagnoli, esterni al palazzo sforzesco, di fronte alla popolazione esultante.) Per la sistemazione della vasta aerea attorno al sopravvissuto nucleo sforzesco vennero presentati, nel 1801, due documenti fondamentali: una pianta planimetrica della città di Milano, incisa dal Cagnani, con indicato il progetto di Foro Buonaparte dell’Antolini, nonché un piano Antolini, opera del medesimo architetto, che può essere considerato il primo piano regolatore di Milano. Il progetto dell’Antolino prevedeva il rimaneggiamento del castello in forme vistosamente neoclassiche, con un atrio a dodici colonne e circondato, oltre che da una piazza circolare di circa 570 metri di diametro,da una sterminata serie di edifici pubblici di forme monumentali, collegati da portici sui quali si sarebbero aperti magazzini, negozi ed edifici privati. Esso venne respinto da Napoleone, il 13 luglio dello stesso anno, perché troppo costoso e, in effetti, sproporzionato ad una città di circa 120.000 abitanti. Venne quindi ripreso in considerazione il progetto del Canonica, che limitava l’intervento ad un grande piazzale da sistemarsi di fronte al Castello, verso la città, di costo assai più contenuto. La realizzazione del Foro Buonaparte ridotto, aveva lasciata irrisolta la questione del grande spazio vuoto sull’area retrostante il Castello, opposta alla città. Vi si mise mano, nel 1805. Cagnola disegno l’Arco della Pace, mentre Canonica venne incaricato del disegno di un grande edificio per le feste, gli spettacoli e le celebrazioni. Nacque così nel 1805, il progettò dell’Arena Civica, l’opera maggiore che Canonica ha lasciato nel capoluogo lombardo: si tratta di un anfiteatro, di impronta neoclassica sin nel morfologia. Canonica lo disegno ispirandosi al Circo di Caracalla, situato fuori di Roma, sulla Via Appia vicino alla chiesa di San Sebastiano,forse il più ben conservato degli antichi monumenti romani. Ha forma di elisse, con lunghezza 240 metri e larghezza 120 metri e poteva contenere sino a 30.000 spettatori. Particolare imponenza ebbero il Pulvinare. Ovvero il palco dove sedeva il monarca e la porta principale. Fu incominciata nel 1805 e alla costruzione si impiegarono le pietre rivenienti dalla demolizione delle fortificazione spagnole del castello e gli avanzi del castello di Trezzo sul’Adda, cosicchè essa venne realizzata tutta in pietra viva. Venne inaugurato il 17 dicembre 1807 con una grande naumachia, alla presenza di Napoleone. Il 9 gennaio 1807 venne istituita una Commissione d’Ornato per redigere il Piano Generale di Milano e controllare l’edilizia pubblica e privata delle diverse zone di Milano. Essa portò un contributo memorabile alla storia urbanistica italiana, con il famoso Piano dei Rettifili: si trattava di rettificare i percorsi principali milanesi (piuttosto irregolari ante-litteram), recuperando il tempo perduto nei tre secoli precedenti in cui a Milano non aveva seduto alcun potere politico indipendente. Anche in questo caso veniva ripresa una precedente proposta del rivoluzionario Antolini. Ed anche in questo caso l’Antolini dovette soccombere a favore dei suoi, più parchi e meglio introdotti, colleghi:il successivo 23 settembre la commissione approvò un progetto elaborato dai suoi stessi membri. Il Canonica (Porta Vercellina e Porta Comasina), il Cagnola (Porta Romana, Porta Lodovica e Porta Vigentina), l’Albertolli (Porta Nuova), il Landriani ( Porta Orientale e Porta Tosa ) e lo Zanoja (Porta Ticinese o Marengo). Poco dopo l’incoronazione di Napoleone a Re d’Italia, il 26 maggio 1805 in Duomo, il 14 settembre, il nuovo vicerè Eugenio emise un decreto imperiale per la costruzione, accanto alla Villa Reale di Monza ed agli esistenti giardini, di un immenso parco con lo scopo di farne una tenuta modello ed una riserva di caccia. Si trattava di un’opera immensa, su una superficie via tenuta modello ed una riserva di caccia. Si trattava di un’opera immensa, su una superficie via via cresciuta sino ad oltre otto chilometri quadrati, con un recinto lungo quattordici chilometrici. I lavori vennero affidati proprio a Luigi Canonica, un po’ perché “architetto di stato” un po’ poiché già vi aveva realizzato, nel 1802 il teatrino di corte. Avviati nel 1806,essi vennero terminati già nel 1808. Canonica (assistito dall’ingegnere Tazzini e dal capo giardiniere Luigi Villoresi), estese l’area verde nel complesso, sino ad oltre 700 ettari, incorporando ville settecentesche con i loro giardini, cascine, mulini, una vasta area boschiva e un ampio tratto del Lambro. All’interno vennero organizzate tenute agricole modello, approvvigionate d’acqua, destinate alla sperimentazione agricola e d’allevamento. Organizzando, però un vasto sistema di rettilinei (un asse principale Nor-Sud detto Viale Mirabello, più una rete di viali secondarie a distribuire i percorsi in tutto il parco) che mettevano in comunicazione i punti principali, formando delle vedute prospettiche dette cannocchiali, oltre ad una serie di gradevoli punti di vista. All’interno del parco, Canonica realizzò il Ponte delle Catene sul fiume Lambro, alcune cascine e risistemò le settecentesche ville il Mirabello e il Mirabellino, già dei Conti Durini. Nel 1805 fu incaricato di dirige a Milano,i festeggiamenti per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte come Re d’Italia: per l’entrata trionfale dell’8 maggio, Canonica disegnò l’arco di Porta Magenta, realizzato utilizzando i materiali del demolito bastione del Castello; il successivo 26 maggio per l’incoronazione in Duomo (quando Napoleone, cingendo la Corona Ferrea, pronunciò il famoso detto “Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca”) curò l’apparato decorativo e scenografico. Un secondo arco ( questa volta ”effimero” ovvero temporaneo, in legno) realizzo per una nuova entrata trionfale dell’imperatore, il 15 dicembre 1807 a Porta Romana.
Nel 1808 lavorò all’ampliamento del palcoscenico del Teatro alla Scala, proseguendo, nel 1814, con la demolizione di alcuni edifici dell’attuale via Verdi, fra i quali l’antico convento della Scala, consentendo al Giusti di sviluppare la superficie del palcoscenico di altri 16 metri e di creare molti locali aggiuntivi, inclusi quelli della scuola di ballo. Nel 1810 venne insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Corona Ferrea. Il 21 marzo 1808 Napoleone approvò la costituzione di un Senato del neonato Regno che venne destinato all’ex Collegio Elvetico (edificato nel 1579 per il cardinale Carlo Borromeo dal Mangone, con facciata barocca del Richini). Al Canonica venne affidato il disegno di un generale progetto di risistemazione, che non sarebbe mai stato realizzato. Al centro del cortile era destinata il Monumento a Napoleone I commissionato al Canova ed oggi nel cortile di Brera. Nel 1809 gli venne affidata la ristrutturazione del Palazzo Reale di Milano, che egli ampliò sino via Larga, aggiungendo un edificio per le scuderie, realizzando la facciata posteriore e curandone il parziale innalzamento. L’opera era assai ambiziosa e corrispondeva al periodo dei maggiori fasti dell’imperatore: Canonica ebbe, quindi, i mezzi per coinvolgere notevolissimi artisti, fra i quali l’Appiani, che affrescò un grande soffitto con Minerva mostra a Clio lo scudo istoriato di Napoleone e, nella Sala delle Udienze Solenni, la allegoria dei quattro continenti, tutti perduti a seguito dei bombardamenti britannici ed statunitensi del 1943. Con la caduta del Regno Italico del Vicerè Eugenio di Beauharnais e l’avviso degli austriaci del Bellegarde e del Saurau, Canonica cessò le proprie funzioni pubbliche. L’ultimo progetto pubblico del Canonica consistette nell’allargamento dell’Orto Botanico dell’Università di Pavia, realizzato nel 1815 e, quindi, probabilmente avviato prima della caduta del Regno Italico: Canonica sostituì le serre in legno, realizzate su disegno dei Piermarini) con serre in muratura, allora riscaldate con aria calda. Da quel momento la sua opera si concentrò, esclusivamente, in una lunghissima seri di commesse private; notevoli palazzi di città,grandi ville di campagna,talune chiese e, soprattutto, un lungo elenco di edifici teatrali, a proposito dei quali si può ben dire che il nostro abbia avuto un parte significativa nel consolidare il modello del teatro d’opera italiano. Nel 1815, un anno circa dopo l’ingresso, questa volta definitivo, in città degli austriaci del Bellegarde, Canonic realizzò il proprio palazzo di abitazione, in Via Sant’Agnese 2, su Corso Magenta, di fronte, a Palazzo Litta. 7 Dicembre 1921 l’edificio ospiterà la prima sede dell’Università Cattolica di Milano ed i primi corsi di laurea. Nel 1819 il conte Federico Confalonieri, uno dei maggiori patrizi lombardi, gli affidò la progettazione di una grande galleria commerciale da costruirsi nei pressi di Via Manzoni. Si trattava di una delle molte iniziative del conte Confalonieri e del Conte Porro Lambertenghi, avviate nella seconda metà degli anni dieci, e bruscamente interrotta dal governo austriaco prima con la chiusura de il Conciliatore,poi con l’invio dello stesso Confalonieri al carcere duro dello Spielberg. Anche il progetto della galleria non ebbe alcun esito. Nel 1819 il Conte Federico Confalonieri, uno dei maggiori patrizi lombardi, gli affidò la progettazione di una grande galleria commerciale da costruirsi nei pressi di Via Manzoni. Si trattava di una delle molte iniziative del conte Confalonieri e del Conte Porro Lambertenghi, avviate nella seconda metà degli anni dieci, gli esperimenti con il gas illuminante, il tentativo di navigazione a vapore sul Po e sui laghi) e bruscamente interrotta dal governo austriaco prima con la chiusura de Il Conciliatore, poi con l’invio dello stello stesso Confalonieri al Carcere duro dello Spielberg. Nel 1829 disegnò il progetto per il Palazzo Brentani, poi Palazzo Greppi, nell’attuale Via Manzoni. I lavori terminano il 4 agosto del 1831, vi prese residenza Carlo Alberto di Savoia a cavallo fra la battaglia di Milano e l’armistizio di Salasco: poco mi mancò che vi restasse rapito od ucciso dai milanesi, furibondi per la consegna della città agli austriaci del Radetzky. Luigi Canonica, realizzò anche gli imponenti grandi della Villa Melzi d’Eril a Bellaggio, rigorosamente in stile inglese, ben distesi su un’ampia porzione di lago e sormontati da un’intera quinta scenografica a coprire la sovrastante frazione di Suira Canonica ridisegnò radicalmente il grande parco, servendosi dell’aiuto dell’agronomo Villoresi, già al suo fianco nella realizzazione del parco della Villa Reale di Monza. Nel 1820 disegnò, Monticello Brianza, la Villa Nava (poi Villa Rusconi, poi Villa Radice Fossati) per gli omonimo Conti Nava, con facciata descritta da un piano terra in bugnato, con porte finestre ad arco, sul quale si elevano due piani segnati da lesene prive di timpano. L’edificio principale è preceduto da due avancorpi laterali a chiudere la corte di accesso. La posizione dell’edificio è (nelle parole di Cesare Cantù) cavaliera di due giardini, chinati a due diverse coste, gode di variatissimi prospetti, specie a levante, dove la fortunata esposizione del belvedere, ornata da erme di uomini illustri, suggerì la costruzione di una limonaia. Tale rarefazione contrasta con l’esuberanza della vera “specialità” del Canonica: l’edilizia teatrale. A Monza abbiamo già ricordato il teatrino di corte della Villa Reale, del 1802, a Milano il disegno dei Filodrammatici e del Carcano, nonché l’ampliamento del palcoscenico della Scala. Questi lavori teatrali ed i successivi, sono tutti riconoscibili per il ricorso agli schemi più caratteristici del teatro d’opera italiano di gusto neoclassico. Che vennero, in effetti formati proprio dal Canonica e dal suo maestro Piermarini. In quasi tutti i casi, Canonica, saggiamente, si limitava ai disegni ed alla direzione artistica, mentre la progettazione esecutiva e la direzione lavori venivano lasciati ad ingegneri od architetti più cantiere. Nel 1806 venne incaricato della ricostruzione del Teatro della Società di Cremona, completato nel 1747 su disegno dello Zaist e distrutto da un incendio nel 1806. Canonica realizzò una sala a ferro di cavallo, con quattro ordini di palchi e galleria e uno dei palcoscenici maggiori d’Italia. Esso prese il nome di Teatro della Concordia, per poi assumere nel 1907, la denominazione definitiva di Teatro Ponchielli. Nel 1809 venne incaricato della costruzione della nuova sala del Teatro Grande di Brescia. Canonica demolì la vecchia sala, originariamente edificata nel 1664, poi rifatta nel 1735 – 39 dal Manfredi e ne ricostruì una nuova a ferro di cavallo, con cinque ordini di palchi. La decorazione, opera del Teosa, rappresentava un’allegoria delle vittorie di Napoleone, dipinte dal Vantini, mentre il palco reale venne ornato di una sovrapporta con un’allegoria della Notte. L’opera venne inaugurata nel 1810.
Morì nella sua casa di Via Sant’Agnese a Milano, il 7 febbraio 1844, e fu sepolto al
Fopponino di Porta Vercellina, oggi non più esistente.
Bibliografia
Presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, sezione Archivio del Moderno è conservato un vasto Fondo Luigi Canonica.
Cesare Cantù: Storia della città e delle diocesi di Como Firenze, Le Monnier, 1857
Attilio Petralli,Cav. Luigi Canonica, Architetto nel 1°centenario della morte 1844 - 1944, Lugano, Arti grafiche già Veladini & C. 1944. 32 pp.
Giovanni Mezzanotte, Architettura neoclassica in Lombardia, 1966, 281 – 316.
Giuliana Ricc, 1776 -1815. Teatri a Milano catalogo della mostra, Milano 1972
Anna Maria Brizio, Interventi urbanistici e architettonici a Milano durate il periodo napoleonica in Napoleone e L’Italia, Roma 1973.
Giuliana Ricci, Canonica Luigi in “ Dizionario Biografico degli Italiani” vol. XVII,
Fondazione Treccani, Roma 1975, pp. 159 – 161 .
Orietta Rossi Pinelli, Il Foro Bonaparte a Milano: progetto e fallimento per una città degli uguali in “Ricerche di Storia dell’arte” n. Roma 1976, pp. 43 -76