Toth Banca Dati - Cinema
Ladri di Biciclette
Durata: 93 min.
Colore: B/N
Genere: Drammatico
Regia: Vittorio De Sica
Produttore: P.D.S
Fotografia: Carlo Montuori
Montaggio: Eraldo Da Roma
Musiche: Alessandro Cicognini
Scenografia: Antonio Traverso
Interpreti e personaggi
Lamberto Maggiorani : Antonio Ricci
Enzo Staiola: Bruno, suo figlio
Lianella Carell: Maria, sua moglie
Elena Altieri: Signora Benefattrice
Gino Saltamerenda: Baiocco
Vittorio Antonucci: il ladro della bicicletta
Giulio Chiari: Attacchino dei manifesti
Michele Sakara: il segretario della festa di beneficenza
Fausto Guerzoni: L’attore della Filodrammatica
Carlo Jachino: Un mendicante
Massimo Randisi: il ragazzo borghese alla trattoria
Ida Bracci Dorati: la santona
Peppino Spadaro: il Brigadiere
Mario Meniconi: lo spazzino
Checco Rissone: Il vigile in Piazza Vittorio
Giulio Battiferri: un cittadino della folla che difende il vero ladro
Sergio Leone: un studente del seminario
Memo Carotenuto: un cittadino della folla che difende il vero ladro
Doppiatori
Aldo Fabrizi : Baiocco
Alberto Sordi: Venditore di biciclette in Piazza Vittorio
Trama
Roma, secondo dopoguerra. Antonio Ricci, un disoccupato, trova lavoro come attacchino comunale. Per lavorare deve però possedere una bicicletta e la sua è costretta a dare in pegno le lenzuola per riscattarla. Proprio il primo di lavoro, però, mentre tenta di incollare un manifesto cinematografico, la bicicletta gli viene rubata. Antonio rincorre il ladro, ma inutilmente.
Andato a denunciare il furto alla polizia, si rende conto che le forze dell’ordine per quel piccolo e comune furto non potranno aiutarlo. Tornato a casa amareggiato, capisce che l’unica possibilità è mettersi lui stesso alla ricerca della bicicletta.
Chiede quindi aiuto a un suo compagno di partito,che mobilità i suoi colleghi netturbini. All’alba, insieme al figlio Bruno, che lavora in un distributore di benzina, e al compagno di partito, si reca a cercare la bicicletta dapprima a Piazza Vittorio e poi a Porta Portese, dove solitamente vengono rivenduti gli oggetti rubati. Tuttavia non c’è niente da fare: la bicicletta, probabilmente ormai smembrata nelle sue parti, non si trova. Proprio a Porta Portese, Antonio riconosce il ladro in compagnia di un vecchio barbone, perdendolo subito di vista. Anche il vecchio vuole sfuggire a Ricci che lo segue fino a una mensa dei poveri, dove dame di carità della pia borghesia romana distribuiscono minestra e funzione religiose agli affamati.
L’uomo pretende di essere accompagnato dal barbone al recapito del ladro ma , approfittando di una distrazione, il vecchio si dà alla fuga. Ormai perse le speranze, Antonio arriva persino a rivolgersi ad una Santona, una sorte di veggente che accoglie nella casa un’umanità vari, afflitta, disgraziata; ma il responso sibillino della donna è quasi una presa in giro.
Subito dopo, solo per caso, Antonio s’imbatte nuovamente nel colpevole in un rione malfamato, dove però tutti gli abitanti prendono fermamente le difese del ladro minacciando il derubato. Nemmeno un carabiniere, non trovando prove concrete, può alcunché per arrestare il colpevole. Stravolti dalla stanchezza, Antonio e Bruno attendono il tram per tornare a casa, quando Antonio nota un bicicletta incustodita e, preso dalla disperazione, tenta maldestramente di rubarla, ma viene subito fermato e aggredito dai passanti.
Solo il pianto disperato del figlio, che muove a pietà i presenti, gli evita il carcere.
Bruno stringe la mano al padre e i due si allontanano tra la folla mentre su Roma scende la sera.
Note
Dopo l’insuccesso commerciale di Sciuscià, Vittoria De Sica volle a tutti i costi realizzare questo secondo film, al punto da investire il proprio denaro per la produzione.
Il film, girato tra il giugno e l’agosto del 1948 , venne distribuito nelle sale italiane il 24 novembre dello stesso anno, di seguito sono riportati i vari paesi in cui venne esportato.
Francia: 26 agosto 1949
USA: 12 Dicembre 1949
Svezia: 27 Febbraio 1950
Spagna: 5 giugno 1950
Giappone: 26 settembre 1959
Australia: 3 novembre 1950
Portogallo: 20 novembre 1950
Danimarca: 15 dicembre 1950
Germania Ovest: 24 agosto 1951
Finlandia: 1 febbraio 1952
Germania Est: 17 aprile 1953
Austria: 10 luglio 1953
Argentina : 29 ottobre 1953
Cina: 7 gennaio 1954
Turchia: 1958
Ladri di biciclette incassò £ 252.0000 milio di lire
Il film può essere preso come un termine di riferimento storico per un confronto della realtà sociale della Roma dell’immediato dopoguerra. Oltre alla grande interpretazione dei due protagonisti ( a cui certo contribuì in modo determinante la guida della regia di De Sica) presi dalla strada, come allora si diceva, c’è una terza protagonista nel film che è la scritta di Roma con i suoi abitanti. E’ un Roma che, rappresenta nel bianco e nero della pellicola, appare nella sua grandezza.
Le sue strade appaiono semivuote, larghe, caratterizzate da una monumentalità distante dall’urbanizzazione successiva: le sue vie e le piazza del centro sono quasi libere da auto e mezzi moderni .
Anche i rioni del centro, quelli allora proletari, appaiono nella loro originale struttura: così come l’estrema periferia dei palazzoni popolari, ancora più campagna che città, conserva una forma architettonica contadina che si riflette nelle fattezze e nei modi di suoi abitanti. L’estrema povertà del dopoguerra è quasi riscattata da questa originaria autenticità di una città pulita nella sua architettura e nella spontanea moralità dei suoi cittadini.
L’umanità romana presentata nel film è fatta di gente che, nei suoi vari strati popolari, dai compagni di partito di Maggiorani, ai netturbini, agli stessi malavitosi di quartiere, ai postulanti della santona, alle dame di carità, al buon carabiniere, si caratterizza per uno spirito di partecipazione solidale con gli altri, non è chiusa nella sua indifferenza, è aperta e genuina come le strade e i palazzi della Roma di Ladri di biciclette.
Il critico Andrè Bazin, nel sottolineare l’exploit innovativo del capolavoro di De Sica, così si esprimeva:
« La riuscita suprema di De Sica, a cu latri non hanno fatto sinora che avvicinarsi più o meno, è di aver saputo trovare la dialettica cinematografica capace di superare la contraddizione dell’azione spettacolare e dell’avvenimento. In ciò, Ladri di biciclette è uno dei primi esempi di cinema puro. Niente più attori, niente più storia, niente più messa in scena, cioè finalmente nell’illusione estetica perfetta della realtà: niente più cinema »
( Andrè Bazin, Che cos’è il cinema ? , Garzanti , 2000 , pp.317 -318 )
Per l’Italia, la realizzazione dei manifesti e delle locandine, fu affidata al pittore cartellonista Ercole Brini, che dipinse i bozzetti ad acquarello e tempra, in uno stile che potremmo definire "neorealista" molto adatto allo spirito del film.