Francesco Hayez

( Venezia, 10 febbraio 1791 – Milano, 21 dicembre 1882)

 

Pittore italiano. Passato dalla temperie neoclassica a quella romantica (della quale è stato il maggiore esponente in Italia), Hayez è stato un artista innovatore e poliedrico, lasciando un segno indelebile nella storia dell'arte italiana per esser stato l'autore del dipinto Il bacio e di una serie di ritratti delle più importanti personalità del tempo. Molte sue opere contengono un messaggio politico risorgimentale nascosto. Dopo aver trascorso la giovinezza a Venezia e Roma, si spostò a Milano, dove entrò in contatto con Manzoni, Berchet, Pellico e Cattaneo, conseguendo numerosissimi uffici e dignità; tra queste, degna di menzione è la cattedra di pittura all'accademia di Brera, della quale divenne titolare nel 1850. Frontespizio della prima versione delle Memorie di Hayez, pubblicata nel 1890. La più completa fonte primaria sulla vita e l'attività dell'Hayez sono le Memorie, che egli stesso dettò a intervalli all'amica Giuseppina Negroni Prati Morosini tra il 1869 e il 1875. Siamo davanti a un interessante esempio di autobiografia, intenso e ricco di aneddoti, considerazioni personali e note di costume che, abbracciando il periodo compreso tra il 1791 e il 1838, appare essere«la conclusione di una lunga strategia della costruzione dell'immagine dell'artista quale Hayez si può dire abbia perseguito da sempre». Raffaello Barbiera, assiduo frequentatore sia dell'Hayez sia della nobildonna meneghina, lasciò una vivida descrizione delle circostanze che condussero alla redazione dell'opera: Alla morte dell'amico artista, la Morosini fece dono delle Memorie all'Accademia di Brera il 3 aprile 1890, adempiendo alle volontà espresse dallo stesso Hayez. Francesco vive un adolescenza piena di difficoltà economiche tanto che i genitori lo affidano a una zia agiata materna di Milano, sposata con Francesco Binasco, antiquario e collezionista d'arte. Trascorre la fanciullezza e l'adolescenza presso la dimora meneghina degli zii, quali ricevette anche una prima educazione, Francesco Binasco, intuendo il precoce talento artistico del nipote, lo introdusse nel mondo della pittura. Il giovane Francesco si accostò alla lezioni di disegno impartite da un certo Zanotti per poi passare, alla morte di quest'ultimo, alla scuola del tardo settecentista del veneziano Francesco Maggiotto. Terminato gli studi presso il Maggiotto, lo zia Binasco decise di valorizzare le doti di Francesco che fu affidato sotto la guida di Filippo Farsetti che aveva radunato presso il proprio Palazzo sul Canal Grande una considerevole raccolta di gessi, tratti dalle statue antiche più famose. Hayez, per l'appunto, dedicò buona parte del suo tempo alla copia dei modelli in gesso della ricca collezione del Farsetti, mentre la sera si recava alla scuola di nudo presso presso la vecchia Accademia di belle arti di Venezia. Nel 1809 Hayez partecipa a un concorso indetto dall'Accademia di Roma risultando vincitore a pieni voti e diventando titolare di una borsa di studio e di pittura di durata triennale. Trasferitosi a Roma Hayez venne presentato al Canova che lo accolse molto calorosamente, tale amicizia permise l'ingresso di Hayez ai Musei Capitolini e al Museo Chiaramonti, dove potè studiare le raccolte greco-romane, inoltre ricevette il permesso di recarsi nelle Stanze Vaticane, dove inizia a studiare le figure di Raffaello Sanzio. Nel 1813 invia all'Accademia di Venezia a titolo di saggio finale dell'alunnato la grande tela raffigurante Rinaldo e Armida, l'opera rappresenta un'intima rielaborazione della lezione veneta di Tiziano Vecellio filtrata attraverso il classicismo canoviano, molto gradita agli accademici veneziani, divenne un ferdente ammiratore di Hayez Cicognara.

Fu accolto da Giuseppe Tambroni, console al servizio del Regno Italico, a Palazzo Venezia dove conobbe la giovane figlia sposata del maggiordomo dell'ambasciata, e istaurò una relazione clandestina, tale situazione suscitò uno scandalo che l'artista venne assalito dal marito della amante.

Per calmare le acque il Canova impose a Hayez di lasciare Roma e recarsi a Firenze,dove rimase per poco tempo. Il 17 marzo 1814 Gioacchino Murat, su interessamento di Giuseppe Zurlo, gli commissionò la realizzazione di un quadro, con prezzo e soggetto a discrezione del Cicognara, conferendogli un assegno di 50 scudi pontifici mensili per un anno. Ma purtroppo il governo di Murat cadde prima ancora che l'opera fosse finita e Ferdinando I° si offrì comunque di acquistarla per sistemarla al museo di Capodimonte. Hayez inizia a frequentare la casa della famiglia Scaccia e qui si invaghì di Vincenza. Il matrimonio fu celebrato il 13 aprile del 1817 nella chiesa di Santa Maria, subito dopo le nozze gli sposi lasciarono Roma per recarsi a Venezia, dove Cicognara gli chiese di rendere omaggio in chiave artistica all'imperatore Francesco I d'Austria in occasione delle sue nozze con Carolina Augusta di Baviera. Hayez dipinse la Pietà di Ezechia, raffigurante il noto episodio biblico. Nel 1823 su commissione di Giovanni Battista Sommariva realizza l'Ultimo bacio di Giulietta e Romeo. Hayez conosce Carolina Zucchi figlia del ragionier Zucchi che fece della propria dimora un frequentatissimo salotto, punto di riferimento di tutti gli artisti. Carolina divenne la sua modella e amante, sperimentando dei giochi erotici che lui stesso raffigurerà in alcuni disegni. Stendhal, in una lettera inviata al suo amico Alphons Gonsolin, riconosce l'operato di Hayez:

 

« Hayez,pittore veneziano a Milano, mi sembra niente di meno che il primo pittore vivente. I suoi colori rallegrano la vista come quelli del Bassano e ognuno dei suoi personaggio mostra una sfumatura della passione. Qualche piede, qualche mano sono attaccati male. Ma che importa! Guardate la Predicazione di Pietro l'Eremita, che espressioni di fede su quei visi! Questo pittore m'insegna qualcosa di nuovo sulle passioni che dipinge »

 

Allo stesso modo Giuseppe Mazzini lodò altamente il respiro europeo della produzione di Hayez, che egli considera un portavoce universale :

 

« il posto che li spetta è fuori di quelle sfere; è quello della Storia. Trattata dal punto di vista dell'avvenire Là, è grande e solo: lo storico della razza umana, e non di qualcuna delle sue individualità preminenti. Nessuno fin qui, tra i pittori,ha sentito come dignità della creatura umana, non quale brilla agli occhi di tutti sotto la forma del poter, del grado, della ricchezza o del Genio, ma quale si rivela agli uomini di fede o di amore, primitiva, inerente a tutti gli esseri che sentono, amano, soffrono e aspirano, secondo le loro forze, con la loro anima immortale. In mezzo alle mille forme umane, che la storia evoca, variate, ineguali, attorno a lui, egli domina, sacerdotale del Dio che penetra, riabilita e santifica tutte le cose ».

Divenuto anziano Hayez decise di lasciare lo studio di Brera e di fare dono del proprio corredo artistico all'Accademia. Nel 1869 morì la moglie Vincenza, in seguito a questo grave lutto, Hayez trascorse gli ultimi anni della sua vita accanto ad Angela Rossi adottata dall'artista nel 1873. Hayez morì a Milano, il 12 febbraio del 1882.

 

 

Bibliografia

 

Raffaello Barbiera, Una grande amica di Giuseppe Verdi

 

Nino Borsellino; Walter Pedullà, Storia generale della letteratura italiana, Vol. 9 F.Motta, 1999

 

Fernando Mazzoca, Francesco Hayez, Catalogo ragionato, in Cataloghi ragionati di artisti lombardi dell'Ottocento.