GIOVANNI PONTI
Detto Giò nato a Milano il 18 novembre del 1891, è stato un architetto, designer e saggista italiano. Condusse una carriera unica, partecipando attivamente alla rinascita del design italiano del dopoguerra. Giò Ponti si laureò in architettura presso l'allora Regio I’istituto Tecnico Superiore nel 1921, dopo aver sospeso gli studi durante la sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Nello stesso anno si sposò con la nobile Giulia Vimercati, di antica famiglia brianzola, da cui ebbe quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio).
Inizialmente, nel 1921, aprì uno studio assieme agli architetti Mino Fiocchi ed Emilio Lancia nel 1926 -1933, per poi passare alla collaborazione con gli ingegneri Gioacchino Luigi Mellucci (1927), Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945), nel 1923 partecipò alla I Biennale delle arti decorative tenutasi all'ISIA di Monza e successivamente fu coinvolto nella organizzazione delle varie Triennali, sia a Monza che a Milano, negli anni venti, avviò la sua attività di designer all'industria ceramica Richard Ginori, rielaborando complessivamente la strategia di disegno industriale della società; con le sue ceramiche, vinse il "Grand Prix" all'Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925, in quegli anni, la sua produzione fu improntata più ai temi classici, mostrandosi più vicino al movimento Novecento, esponente del razionalismo, sempre negli stessi anni iniziò anche la sua attività editoriale: nel 1928 fondò la rivista Domus, testata che diresse fino alla sua morte, eccetto che nel periodo 1941-1948 in cui fu direttore di Stile. Assieme a Casabella, Domus rappresenterà il centro del dibatto culturale dell’architettura e del design italiani della seconda metà del Novecento.
L'attività di Ponti negli anni trenta si estese all'organizzazione della V Triennale di Milano (1933) e alla realizzazione di scene e costumi per il Teatro alla Scala, partecipò all'Associazione del Disegno Industriale (ADI) e fu tra i sostenitori del Premio Compasso d'oro, promosso dai magazzini La Rinascente Ricevette tra l'altro numerosi premi sia nazionali che internazionali, diventando infine professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1936, cattedra che manterrà sino al 1961.
Nel 1941 fonda la rivista Stile la cui pubblicazione termina nel 1947, nel 1951, si unì allo studio insieme a Fornaroli, l'architetto Alberto Rosselli, nel 1952 costituisce con l’architetto Alberto Rosselli lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli. Qui iniziò il periodo di più intensa e feconda attività sia nell'architettura che nel design, abbandonando i frequenti riallacci al passato neoclassico e puntando su idee più innovative.
Appartiene a questo periodo la costruzione, a Forlì, su incarico di Aldo Garzanti, del complesso che comprende sia l'Hotel della Città et de la Ville', sia il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti. L'edificio, progettato nel 1953 e terminato nel 1957, si segnala per i suoi spioventi invertiti, le finestre esagonali, gli spazi aperti e il respiro fra i corpi. Fra il 1966 ed il 1968 collaborò con l'impresa di produzione Ceramica Franco Pozzi di Gallarate. Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un Fondo dedicato a Giò Ponti, consistente in 16.512 schizzi e disegni, 73 plastici e maquettes. L’archivio Ponti è stato donato dagli eredi dell'architetto (donatori Anna Giovanna Ponti, Letizia Ponti, Salvatore Licitra, Matteo Licitra, Giulio Ponti) nel 1982. Questo fondo, il cui materiale progettuale documenta le opere realizzate dal designer milanese dagli anni Venti agli anni Settanta, è pubblico e consultabile. Giò Ponti morì a Milano nel 1979, riposa al Cimitero Monumentale della sua città, nella tomba 113 bis del Circondante di Ponente.
Giò Ponti si laureò in architettura presso l'allora Regio Istituto Tecnico Superiore nel1921, dopo aver sospeso gli studi durante la sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Nello stesso anno si sposò con la nobile Giulia Vimercati, di antica famiglia brianzola, da cui ebbe quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio).
Inizialmente, nel 1921, aprì uno studio assieme gli architetti Mino Fiocchi ed Emilio Lancia (1926-1933), per poi passare alla collaborazione con gli ingegneri Gioacchino Luigi Mellucci (1927), Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945). Nel 1923 partecipò alla I Biennale delle arti decorative tenutasi all'ISIA di Monza e successivamente fu coinvolto nella organizzazione delle varie Triennali, sia a Monza che a Milano.
Negli anni venti, avviò la sua attività di designer all'industria ceramica Richard Ginori, rielaborando complessivamente la strategia di disegno industriale della società; con le sue ceramiche, vinse il "Grand Prix" all'Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925. In quegli anni, la sua produzione fu improntata più ai temi classici, mostrandosi più vicino al movimento Novecento, esponente del razionalismo. Sempre negli stessi anni iniziò anche la sua attività editoriale: nel 1928 fondò la rivista Domus, testata che diresse fino alla sua morte, eccetto che nel periodo 1941-1948 in cui fu direttore di Stile. Assieme a Casabella, Domus rappresenterà il centro del dibatto culturale dell’architettura e del design italiani della seconda metà del Novecento.
L'attività di Ponti negli anni trenta si estese all'organizzazione della V Triennale di Milano (1933) e alla realizzazione di scene e costumi per il Teatro alla Scala.
Partecipò all'Associazione del Disegno Industriale (ADI) e fu tra i sostenitori del Premio Compasso d'oro, promosso dai magazzini La Rinascente. Ricevette tra l'altro numerosi premi sia nazionali che internazionali, diventando infine professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1936, cattedra che manterrà sino al 1961, nel 1941 fonda la rivista Stile, la cui pubblicazione termina nel 1947el 1951, si unì allo studio insieme a Fornaroli, l'architetto Alberto Rosselli, nel 1952 costituisce con l’architetto Alberto Rosselli lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli.
Qui iniziò il periodo di più intensa e feconda attività sia nell'architettura che nel design, abbandonando i frequenti riallacci al passato neoclassico e puntando su idee più innovative. Appartiene a questo periodo la costruzione, a Forlì, su incarico di Aldo Garzanti, del complesso che comprende sia l'Hotel della Città et de la Ville', sia il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti. L'edificio, progettato nel 1953 e terminato nel 1957, si segnala per i suoi spioventi invertiti, le finestre esagonali, gli spazi aperti e il respiro fra i corpi.
Fra il 1966 ed il 1968 collaborò con l'impresa di produzione Ceramica Franco Pozzi di Gallarate. Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un Fondo dedicato a Gio Ponti, consistente in 16.512 schizzi e disegni, 73 plastici e maquettes. L’archivio Ponti è stato donato dagli eredi dell'architetto (donatori Anna Giovanna Ponti, Letizia Ponti, Salvatore Licitra, Matteo Licitra, Giulio Ponti) nel 1982. Questo fondo, il cui materiale progettuale documenta le opere realizzate dal designer milanese dagli anni Venti agli anni Settanta, è pubblico e consultabile.
Giò Ponti morì a Milano nel 1979. Riposa al Cimitero Monumentale della sua città, nella tomba 113 bis del Circondante di Ponente Giò Ponti ha disegnato moltissimi oggetti nei più svariati campi, dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina, agli interni di transatlantici. Inizialmente nelle ceramiche il suo disegno rifletteva la Secessione viennese e sosteneva che decorazione tradizionale e arte moderna non fossero incompatibili. Il suo riallacciarsi e utilizzare i valori del passato trovò sostenitori nel regime fascista, incline alla salvaguardia della "identità italiana" e al recupero degli ideali della "romanità", che si espresse poi compiutamente in architettura con il neoclassicismo semplificato del Piacentini.
Nel 1950 Ponti cominciò a impegnarsi nella progettazione di "pareti attrezzate", ovvero intere pareti prefabbricate che permettevano di soddisfare diversi bisogni, integrando in un unico sistema apparecchi e attrezzature fino ad allora autonome. Ricordiamo Ponti anche per il progetto della seduta "Superleggera" del 1955 (prod. Cassina), realizzata partendo da un oggetto già esistente e di solito prodotto artigianalmente: la Sedia di Chiavari, migliorato in materiali e prestazioni.
Nonostante questo, Ponti realizzerà nella città universitaria di Roma nel1934 la Scuola di Matematica (una delle prime opere del Razionalismo italiano) e nel 1936 il primo degli edifici per uffici della Montecatini a Milano. Quest'ultimo, a caratteri fortemente personali, risente nei particolari architettonici, di ricercata eleganza, della vocazione di designer del progettista.
Negli anni cinquanta, lo stile di Ponti si fece più innovativo e, pur rimanendo classicheggiante nel secondo palazzo per uffici della Montecatini (1951), si espresse pienamente nel suo edificio più significativo: il Grattacielo Pirelli in Piazza Duca d’Aosta a Milano (1955-1958). L'opera fu costruita intorno a una struttura centrale progettata da Nervi ed è il grattacielo in calcestruzzo armato più alto del mondo (127,1 metri). L'edificio appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo, che taglia lo spazio architettonico del cielo, disegnata su un equilibrato curtain wall e i cui lati lunghi si restringono in quasi due linee verticali. Quest'opera anche con il suo carattere di "eccellenza" appartiene a buon diritto al Movimento Moderno in Italia.