Antonio Fontanesi

 ( Reggio Emilia, 23 febbraio 1818 – Torino,17 aprile 1882 )

 

Formatosi presso la scuola reggiana del Minghetti, che segna il passaggio dalla decorazione, alla scenografia e alla pittura murale. La conversione ai dipinti del paesaggio fu tanto naturale quanto rapida, influenzata anche dagli eventi politici nei quali fu coinvolto e che lo costrinsero in esilio a Torino, Lugano, Ginevra, e a frequenti puntante in Francia ove ebbe modi di assimilare in grande fermento che gravitava intorno all’arte. Nel 1869 fu insegnante dall’Accademia Albertina di Torino che lasciò, in seguito ad invidie ed incomprensioni, per affrontare un’esperienza biennale di insegnate presso l’Accademia di Tokyo. Ritornato al vecchio incarico di Torino, nel 1878 vi rimase, in ristrettezze economiche, abitando in Via Po nel Palazzo Accorsi, fino alla morte. Nel 1901 la Biennale di Venezia gli tributò l’omaggio di una grande rassegna di dipinti, mentre in anni più recenti alcune iniziative della Calcografia Nazionale e dei Musei Civici di Reggio Emilia, che hanno anche giustamente rivalutato le sue incisioni, perette dal punto di vista tecnico e tra le migliori prodotte in Italia nell’Ottocento. Nonostante sia probabilmente uno dei più grandi pittori italiani dell’800, è rimasto a lungo sconosciuto al grande pubblico ed è stato poco considerato dalla critica, tranne l’interessamento di alcuni grandi artisti come Carlo Carrà. Di temperamento romantico, nei suoi paesaggi, ricchi di notazioni intimiste e caratterizzati da un’atmosfera malinconica, espresse una straordinaria capacità evocativa, influenzata dalla conoscenza diretta delle opere di Corot e di Barbizonniers da una parte di Constable e di Turner dall’altra.

 

Bibliografia

 

Marziano Bernardi, Antonio Fontanesi, Torino, 1932

 

Paolo Ballerini, Antonio Fontanesi e la pittura europea del suo tempo, Firenze, Spes, 1998