Giovanni Carnovali

Montegrino Valtravaglia, 29 settembre 1804 – Coltaro 5 luglio 1873

 

Giovanni Carnovali, detto Il Piccio, nasce da una famiglia dalle umili origini, si trasferì in tenera età ad Albino in provincia di Bergamo. Ben presto mise in luce le sue doti d’artista, tanto che un aneddoto racconta che dipinse un mazzo di chiavi sulla porta di una villa che in molti presero per vere. La famiglia capì che la strada del piccolo era segnata, ed a soli 11 anni venne accolto presso l’Accademia Carrara di Bergamo, sotto l’ala protettrice del pittore neoclassico Giuseppe Diotti. Dimostrò fin dall’inizio le sue capacità, dipingendo con color vaporosi e morbidi, sullo stile del romanticismo, in modo assolutamente autodidatta. Assunse presto il soprannome il Piccio (Il piccolo), che lo accompagnò in tutta la sua vita artistica e non solo. Intraprese, dall’età di 27 anni, una serie di viaggi volti allo studio dei grandi maestri del XVII secolo che lo portarono a Parma e Roma nel 1831 e Cremona dal 1832 al 1835, fino a stabilirsi definitivamente, nel 1836, nella città di Milano. Altri viaggio lo portarono successivamente a Parigi dove ebbe contatti con Delacroix, nel 1845, con l’amico Trècourtf, quindi nuovamente a Roma e Napoli. Amava viaggiare a piedi, camminare a lungo e sentire la terra, ma anche nuotare a lungo. Giovanni Carnovali fu famoso anche per il suo carattere molto particolare e stravagante; si raccontano in tal senso curiosi aneddoti tra cui quello che lo vide protagonista di un viaggio al paese d’origine al fine di rivedere i suoi parenti. Dopo aver percorso parecchie miglia a piedi, giunse a destinazione in piena notte. Vide che la casa dei suoi era illuminata, e si avvicinò riconoscendo le voci dei parenti. Diede un’occhiata dalla finestra, e dopo, aver appurato che tutti stavano bene ed erano sereni, ritornò da dove era venuto. Inoltre si racconta che non volle più mettere piede a Montegrino Valtravaglia,suo paese natio, a causa del fatto che in quel paese fu costruita una strada carrozzabile che, a suo avviso rovinava il paesaggio dei quadri che lui dipingeva. Proprio in questo piccolo borgo si trova ancora la sua casa natale, e nell’attigua piazza che porta il suo nome si può trovare un busto bronzeo a lui dedicato. Lo stile del Carnovali è strettamente legato alla tradizione lombarda del rinascimento ed è riconoscibile per una spicca luminosità delle opere. Questa caratteristica crea nei dipinti atmosfere quasi trasparenti con tonalità molto accese, richiamando in qualche modo i grandi artisti del XVIII secolo tra cui Tiepolo e Zuccarelli. Le sue principali opere riguardano scene bibliche,mitologiche e della storia di Roma. Molto rinomati sono inoltre i suoi paesaggi ed i numerosi ritratti di personaggi dell’aristocrazia e borghesia del tempo. Definito bizzarro ed inquieto,ha sempre avuto un tocco originale. La sua pennellata sciolta, a tocchi ed a macchie, ha sempre mantenuto un grande realismo capace di trasmettere le immagini direttamente alla coscienza, e lo rese uno tra gli artisti significativi dell’Ottocento, forse il primo interprete di una pittura moderna che approderà alla Scapigliatura e al Divisionismo, dandogli un carattere originale ed anticonformista. Anche per questo non fu apprezzato dai contemporanei, spesso ritenuto o troppo antico o troppo moderno. Al suo tempo la classicità dei soggetti non era apprezzata, senza contare che l’uso del non finito, dagli occhi dei suoi contemporanei sembrò un oltraggio alla buona pittura. Soltanto nel 1909, durante una mostra tenutasi a Milano, le sue opere vennero riscoperte dalla critica e rivalutate. Carnovali morì il 5 luglio del 1873 per un malore mentre stava nuotando nel Po. Più precisamente, la leggenda popolare racconta che il Piccio era solito, d’estate,bagnarsi nel Po avendo adagiato i suoi vestiti in un grosso ombrello da carrettiere, che capovolto, galleggiava, sull’acqua. Il pittore affidava dunque l’ombrello e sé stesso alla correnti del fiume. Si narra che il giorno della sua morte fosse ritrovato solo l’ombrello, ma non lui.