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Aligi Sassu

Milano,17 luglio 1912 –, Pollença 17 luglio 2000

 

 

 

Aligi Sassu nacque a Milano, in Lombardia, da Pina Pedretti originaria di Parma , e Antonio Sassu, sardo, che nel 1894 era stato uno dei fondatori del Partito Socialista Italiano a Sassari, nel 1896 si era trasferito a Milano. Il padre legato ad una forte amicizia a Carlo Carrà, lo condusse nel 1919, a soli sette anni, all’Esposizione Nazionale Futurista presso la Galleria Moretti di Palazzo Cova, che vede va riuniti i più grandi futuristi e le giovani leve. All’inizio del 1921 la famiglia Sassu si ritrasferì in Sardegna, a Thiesi in provincia di Sassari dove Antonio aprì un negozio. Lì Aligi frequentò la scuola elementare e conobbe per la prima volta i cavalli, che diventeranno poi il suo marchio, ed i colori accesi della Sardegna che premeranno la sua pittura. Dopo una permanenza di tre anni,la famiglia ritornò a Milano e qui Aligi mostrò ancor il più suo interesse per la letteratura e l’arte futurista. Nel 1925, con la famiglia ormai in ristrettezze economiche, fu costretto a lasciare la scuola. In un primo tempo svolse il lavoro di apprendista pressa la Pressa un’officina litografica,l’anno successivo quello di aiutante di un decoratore murale, al contempo, frequentando i corsi serali, riuscì poi a concludere gli studi. Insieme all’amico e designer futurista Bruno Munari, si presentò a Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. Questo incontro fu proficuo, nel 1928 fu inviato da Marinetti a partecipare con le sue opere alla Biennale di Venezia. Poco tempo dopo, insieme a Bruno Munari, definì il Manifesto della Pittura “Dinamismo e riforma muscolare”, assumendo come presupposto di base la rappresentazione di forme dinamiche anti-naturalistiche. In quegli anni grazie alle amicizie del padre, potè conoscere bene le opere di Boccioni e Carlo Carrà, di Gaetano Previati, Giandante X e Giuseppe Gorgerino e a loro si ispirò talvolta nei suoi dipinti. Studiò Picasso, Diego Velàzquez e il nudo plastico. Di questo periodo è L’ultima cena, il dipinto che sintetizza l’arte di Aligi Sassu, e negli ambiti moderni dei personaggi e l’ambientazione urbana, preannuncia quello che sarà il suo stile futuro. Nel anni fra il 1927 e il 1929 dipinse in maggioranza quadri di piccole dimensioni, aventi spesso come soggetto lo sport, le industrie, e le macchine, nascono così i Ciclisti, I minatori, L’operai, Pugilatori e gli Uomini rossi. Con Giacomo Manzù,Nino Strada, Candido Grassi, Giuseppe Occhetti, Gino Pancheri, nel 1930 riuscì ad allestire a Milano la sua prima mostra importante, recensita anche da Carlo Carrà. 

Nel 1934 soggiornò per un periodo di tre mesi a Parigi, studiando a fondo le opere di Matisse, Thèodore Gèricault, Delacroix,Cezanne, e dipinti dei pittori dell’Ottocento esposti al Louvre. In particolare, l’influenza di Delacroix e delle sue battaglie è chiaramente riscontrabile nei dipinti di Sassu. Ritornerà a Parigi l’anno successivo e poi agli altri inizi del 1936. Nel 1935 formò il Gruppo Rosso con Nino Franchina, Vittorio Della Porta ed altri. Del 1936 è il Caffè, uno dei suoi quadri più celebri che rappresenta la Coupole di Parigi, cosi pure I Concili, visione satirica del clero di Roma. Nel frattempo il suo impegno politico aumentò e, quando in Spagna scoppiò la Guerra Civile, diventò un attivo antifascista. Antifranchista e simpatizzante dei partigiani spagnoli, dipinse la Fucilazione nelle Asturie. Accusato di complotto, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli a Roma, attraversò un periodo piuttosto problematico alla fine del quale riprese la pittura. Sono di questo periodo i disegni con soggetti mitologici e i ritratti dei carcerati. Fu graziato nel luglio del 1938, rimanendo però un sorvegliato speciale. Solo nel 1941 potè esporre nuovamente: per la prima volta compaiono in pubblico gli Uomini rossi. L’esposizione avvenne nella Bottega di Corrente. Pur partecipando da tempo in modo attivo a Corrente, il periodico di opposizione culturale al regime, Sassu preferì optare per una personale, non aderendo alle mostre collettive degli artisti del tempo. Nel 1943 illustrò i Promessi Sposi del Manzoni con cinquanta acquerelli. Nel 1947, trasferendosi in provincia di Varese, lavorò alacremente dipingendo in particolare Caffè, reminescenze di Parigi ,e oggetti sacri. Nel 1950, trasse ispirazione dai paesaggi che lo circondavano e dipinse scene contadini e marinaresca, quali Tonnare,studio i murale e i muralisti , Diego Rivera e Josè Clemente Orzco,e poi Vincent Van Gogh e Piero della Francesca. Notevole è di quel periodo La Miniera, l’affresco nella foresteria delle miniere di Monteponi e non solo per le dimensioni, m 3,50 per 12. Con Mazzotti e Fabbri, nel 1954, a Vallauris incontrò per la prima volta Picasso. Due anni dopo, in un nuovo incontro a La California, Picasso gli mostrerà le sculture che esporrà successivamente al Museo di Antibes. Lo stesso anno espose alla Biennale di Venezia fra le altre opere i martiri di Piazzale Loreto, che Giulio Carlo Argano acquistò per la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea. Ad Abissola Capo dipinse il ciclo delle Cronache di Albisola, rappresentando la vita artistica che vedeva allora riuniti, ceramisti, poeti, scrittori, critici, e di cui Aligi Sassu, era protagonista insieme a Lucio Fontana e Salvatore Francello. L’opera, eseguita su commissione del proprietario nella Trattoria Pescetto, occupava un’intera parete di trentacinque metri, e quando 14 anni dopo il locale fu chiuso venne completamente smembrata. Ad Arcumeggia eseguì gli affreschi Corridori (1957), un’opera di notevoli dimensioni in omaggio al ciclismo, Gesù inchiodato alla croce, XI stazione della Via Crucis (1963), e San Martino dona parte del mantello al Povero ( 1991) . Nel 1965 i suoi disegni, sculture vengono esposti alla Galleria Civica di Monza, sarà poi la volta di una mostra antologica a Bucarest e, successivamente, alla Galleria D’arte Moderna di Cagliari. E’ dello stesso anno il suo trasferimento a Monticello Brianza, durante il quale eseguirà solo Murales. Nel 1972 sposa Helenita Olivares,viaggiando fra Maiorca e l’Italia collaborò nel 1973 ai Vespri siciliani, per la riapertura del Teatro Regio di Torino. Al Vaticano gli venne dedicata una sala nella Galleria dell’Arte Moderna. Tre anni dopo realizzò due mosaici per la parrocchia di Sant’Andrea a Pescare e l’anno successivo espose le sue opere nella città di Rotterdam, Toronto, e Maiorca. E’ del 1984 una prima mostra antologica a Ferrara, al Palazzo dei Diamanti e poi Roma a Castel Sant’Angelo, a cui seguì quella di Milano, al Palazzo Reale .

Nel 1992 partecipa in Sud America al progetto espositivo Arte Italiana nel mondo esponendo a San Paolo, Bogotà e Bunes Aire. A Bruxelles, nella nuova sede del Parlamento Europeo, nel 1993 completò il murale in ceramica / Miti del Mediterraneo, che occupa 150 metri quadrati. Sono invece del 1994 le incisioni Manuscriptum per la mostra itinerante in Svezia “I ponti di Leonardo”. E’ l’anno successivo l’esposizione alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e del 1999 la mostra antologica a Palazzo Strozzi, a Firenze.Nel 1996 donò 356 opere, realizzate a partire dal 1927 alla città di Lugano, si ha così la nascita della Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares che ha allora ha allestito mostre tematiche con i suoi lavori. Nel marzo del 2000 viene costituita a Besanza in Brianza l’Associazione Culturale Onlus Amici dell’arte di Aligi Sassu.

 

Aligi Sassu muore il giorno del suo compleanno a Pollença, il 17 luglio del 2000.

 

 

Biografia 

 

 

Domenico Flavio Ronzoni Aligi Sassu,Missaglia, Bellavite Editore, 2002 pp 96

 

Aligi Sassu, Un grido di colore, autobiografia, Todaro Editore, Lugano, 1998

 

Aligi Sassu, Antonello Negri, Illiso Edizioni, Nuoro, 1995

 

Aligi Sassu e la Divina Commedia, Testi di A. Sassu e F.Ulivi, Santa Maria della Scala, Siena Editore, L’incisione, Corbetta (MI), 1996