Alessandro Blassetti

(Roma, 3 luglio 1900 – 1 febbraio 1987)

 

 

Figlio di Cesare Blasetti , professore di oboe e corno inglese all’Accademia di Santa Cecilia e di Augusta Lulani, Alessandro studia presso i padri somaschi al collegio Rosi di Spello, frequenta il liceo al Collegio Militare di Roma e compie gli studi universitari in legge alla Sapienza di Roma, assecondando la tradizione della famiglia materna. Sposatosi nel 1923, lavora come impiegato di banca e si laurea nel 1924, ma si dedica nel frattempo all’attività di giornalista e critico cinematografico. Nel 1923 scrive per l’Impero,nel 1925 inaugura la prima rubrica cinematografica su un quotidiano, intitolata Lo Schermo.  All’inizio del 1926 fonda con Renzo Cesana il mondo e lo schermo, settimanale illustrato del cinematografo  diventato dopo qualche mese Lo Schermo, di cui vengono pubblicati in tutto 22 numeri. Nel marzo 1927 fonda cinematografo (con l’iniziale minuscola), pubblicato fino al 1931. Su cinematografo, che raccoglie le personalità interessate alla rinascita del cinema italiano, fra cui intellettuali quali Anton Giulio Bragaglia e Massimo Bontempelli, il cinema viene considerato sotto tutti gli aspetti (finanziario, industriale, tecnico, politico, critico, estetico), in un progetto organico che vuole fondere teoria e prassi. In un simile contesto, per Blasetti è inevitabile il passaggio alla pratica cinematografica. Alla fine del 1928 fonda la cooperativa Augustus, con cui produce il suo film d’esordio Sole, sul tema della bonifica agraria, in linea con la politica rurale del regime fascista, che ne rivela un insuccesso commerciale e segna il precoce fallimento di questa esperienza produttiva indipendente, Blasetti accetta quindi la chiamata da pare di Stefano Pittalunga alla rifondata Cines, benché in un recente passato avesse pesantemente criticato Pittalunga sulle pagine di cinematografo, tranciandolo come un incapace sia dal punto di vista artistico, politico e commerciale, dovendo ora riconoscere invece che il suo è l’unico progetto produttivo con le potenzialità per risollevare il cinema italiano. Il primo film prodotto dalla Nuova Cines, scritto e diretto da Blasetti, è il pionieristico Resurrectio (1930), il primo film sonoro italiano, anche se distribuito dopo il successivo La Canzone dell’Amore di Gennaro Righelli, per considerazioni di natura commerciale. Si tratta di un nuovo insuccesso, ma per il regista è soprattutto l’occasione di sperimentale le possibilità del sonoro in tutte le sue forme (musica, rumori, dialoghi). Si mette quindi al servizio di Ettore Petrolini per il film Nerone, interamente incentrato sul protagonista, anche sceneggiatore, che si esibisce nelle sue maschere più popolari. Non si tratta però di puro teatro filmato, perché Blasetti, pur definendosi solo coordinatore tecnico, fa ben sentire la sua presenza, mettendo in scena il teatro stesso, compreso il pubblico in sala, e lasciando il suo segno nella scelta delle inquadrature e nei movimenti di macchina, fra cui l’elaborato carrello iniziale, dalla realizzazione tecnicamente molto impegnativa per l’epoca. Il successivo Terra Madre, affronta il tema del ritorno alla terra, proponendo una storia costruita sull’opposizione tra vita cittadina corrotta e vita rurale sana e funzionale, alla politica ruralista del regime, tanto da godere dell’appoggio governativo. Malgrado l’accoglienza critica non positiva, il film ha un ampio successo di pubblico. Di analoga impostazione fortemente populista è Palio (1931) che ripropone l’opposizione del film precedente con il contrasto tra aristocratici e popolani, un film dalla debole struttura narrativa, che si fa notare per gli aspetti figurativi e formali con cui presenta l’ambiente senese. Pittalunga muore nel 1931, la direzione generale della produzione Cines viene presa dal letterato Emilio Cecchi, con cui Blasetti instaura un rapporto molto proficuo. Durante la sua gestione dirige il cortometraggio Assisi (1932) dall’omonima opera teatrale di Raffaele Viviani; i remake di successi stranieri Il Caso Haller (1933) e L’impiegata di Papà (1934), puri lavori professionali girati in pochi giorni, e soprattutto quello che è quasi unanimemente considerato il suo capolavoro 1860, un film sulla rievocazione storica della spedizione dei Mille. Il film, in seguito riconosciuto tra gli antesignani del neorealismo, viene accolto favorevolmente dalla critica, snobbato dal pubblico, poco interessato al tema risorgimentale, e non molto amato dal regime, perché poco celebrativo, benché, pur non essendo rozzamente propagandistico, sia sotto diversi aspetti in perfetta consonanza, con la politica ufficiale fascista. Sempre nel 1934, anno fatidico per il cinema italiano, per la fortunata congiuntura di molti titoli importanti e per l’istituzione della Direzione Generale della cinematografia, Blasetti raggiunge l’apice del suo impegno politico e del suo coinvolgimento con il regime fascista con due celebrazioni della fascistizzazione dell’Italia, il film Vecchia Guardia e lo spettacolo teatrale 18 BL. Il primo ha molti punti in comune con il precedente 1860, compreso l’insuccesso di pubblico, malgrado l’apprezzamento da parte di Mussolini, il secondo viene rappresentato un’unica volta a Firenze. Da qui in avanti il regista intraprende un percorso di progressivo dai grandi tempi sociali e dimensionamento dalla valenza politica del suo cinema. Dopo un paio di opere minori, AldebaranContessa di Parma, gira il film storico Ettore Fieramosca, basato sul romanzo di Massimo D’Azeglio, nel quale la ricerca della messinscena spettacolare affianca gli intenti ideologici nazionalisti e che rappresenta la transizione verso i successivi film in costume di pura evasione, Un’Avventura di Salvador Rosa (1939), La Corona di Ferro (1941) e La Cena delle Beffe (1941) che raccolgono ampi consensi di critica di pubblico. Rispetto a questi film, Quattro Passi fra le Nuvole (1942) un fittizio idillio agreste dai toni dimessi e dal cupo pessimismo, segna una svolta radicale, che non è de liberamente ricercata da Blasetti, il quale accetta questa regia solo dopo il fallimento di alcuni progetti in linea con le sue opere precedenti (su Francesca da Rimini, su Vespri Siciliani, dalla Figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio, Harlem, sull’emigrazione italiana, poi diretto da Gallone), ma riflette lo spirito dei tempi. Insieme a Ossessione di Luchino Visconti, e I Bambini ci Guardano di Vittorio De Sica, questo film costituisce non tanto un’anticipazione del neorealismo, quanto una rottura con il cinema italiano dell’ultimo decennio. L’ultima opera di Blasetti prima della Liberazione è il dramma psicologico femminile Nessuno Torna Indietro, dall’omonimo romanzo di Alba de Cèspdes, che riunisce le maggiori attrici italiane dell’epoca. Girato nel 1943, nel pieno del conflitto (bombardamenti colpiscono Roma poco lontano dagli stabilimenti in cui sono in corso le riprese), viene distribuito solo nel 1945, senza successo. Blasetti dopo la caduta del fascismo non aderisce alla Repubblica di Salò e, a guerra conclusa, prevalsa la linea dell’amnistia generale su quella dell’epurazione, può non solo riprendere il lavoro come pressoché tutti i registi più o meno compressi col regime fascista, ma anche riassumere un ruolo di primo piano all'interno del dibattito estetico, politico ed economico sul cinema italiano, presentandosi come uomo della mediazione e della collaborazione ed intervenendo soprattutto in difesa della produzione nazionale contro l’invadenza del cinema americano. Nella seconda metà degli anni quaranta collabora, tramite Salvo D’Angelo, con due case produttrici cattoliche, l’Orbis, che produce Un Giorno nella Vita (1945), e L’Universitalia, che produce Fabiola, dal romanzo Fabiola o la Chiesa delle Catacombe di Nicholas Wiseman, è la prima superproduzione del dopoguerra ed ottiene un ampio successo di pubblico, ma viene bocciato dalla critica e suscita ostilità proprio nell'ambiente cattolico, per certe immagini sessualmente trasgressive. Negli anni cinquanta, tornato alla Cines, Blasetti dimostra di aver ancora voglia e capacità di sperimentare, inaugurando con il dittico Altri Tempi, Tempi Nostri , il filone del film a episodi, che raggiungerà il massimo successo negli anni sessanta, quando praticamente ogni regista italiano vi si cimenterà. Contribuisce inoltre in modo sostanziale alla nascita del divinismo nazionale: nell'ultimo episodio di Altri Tempi, il processo di Frine, in cui viene coniato il termine "maggiorata", a indicare l’immagine di donna che si imporrà sullo schermo nel corso del decennio, costituisce la coppia Vittorio De Sica - Gina Lollobrigida, poi consacrata da Luigi Comencini in Pane, Amore e Fantasia; nelle fortunate commedie, Peccato che Sia una Canaglia e La Fortuna di Essere Donna, crea e lancia una coppia indimenticabile, destinata a ricomporsi ciclicamente nei successivi decenni, Sophia Loren e Marcello Mastroianni. In questi anni, precisamente nel '54, riceve una Medaglia d’Oro. Con Europa di Notte (1958), documentario antologico sugli spettacoli notturni delle maggiori città europee, Blasetti è precursore di un nuovo genere di grande successo popolare, il reportage sexy, tra erotismo, che a partire da Mondo Cane prenderà anche la forma dei violenti mondo movies. A partire dal 1962, Blasetti è fra i primi registi cinematografici italiani a cimentarsi con la televisione. Considerata la sua concezione del cinema come spettacolo destinato alla massa, è inevitabile il suo passaggio ad un mezzo di comunicazione che gli offre di rivolgersi a platee ancor più ampie. A differenza di Roberto Rossellini, si dedica quasi esclusivamente al documentario e al film di montaggio.

 

 

Filmografia

  

1929 Sole

1930 Resurrectio

1930 Nerone

1931 Terra Madre

1931 Palio

1932 La Tavola dei Poveri

1933 Il Caso Haller

1934 1860

1934  L’Impiegata di Papà

1934  Vecchia Guardia

1935  Aldebaran

1937 Contessa di Parma

1938 Ettore Fieramosca

1939 Retroscena

1939 Un’avventura di Salvator Rosa

1941  La Corona di Ferro

1941 La Cena delle Beffe

1942 4 Passi fra le Nuvole

1943 Nessuno Torna Indietro

1945 Un Giorno nella Vita

1949 Fabiola 

1950 Prima Comunione

1952 Altri Tempi - Zibaldone n 1

1952 La Fiammata

1954 Tempi Nostri

1954 Peccato che Sia una Canaglia

1955 La Fortuna di Essere Donna

1957 Amore e Chiacchiere

1958  Europa di Notte

1961  Io Amo, Tu Ami

1962 Le Quattro Verità

1963   Liolà

1966  Io, Io, Io... e gli Altri

1967 La Ragazza del Bersagliere

1969 Simon Bolivar

 

 

  Regia Cinematografica

 

1932 Assisi 

1938  Caccia alla Volpe nella Campagna Romana 

1940 Napoli e le Terre  d'Oltremare 

1945 Sulla Cupola di San Pietro 

1947 La Gemma Orientale dei Papi 

1947 Il Duomo di Milano 

1947 Castel Sant'Angelo 

1950  Ippodromi all'Alba

1951  Quelli che Soffrono per Voi... 

1953  Miracolo a Ferrara 

 

Sceneggiati Televisivi 

 

1962 La Lunga Strada del Ritorno 

1964 Gli Italiani del Cinema Italiano

1970 Napoli 1860 - La fine dei Borboni 

1970  10 Giugno 1940

1970  Anni 60: una Notte in Europa 

1972  Storie dell'Emigrazione 

1973  I Mercoledì del Papa 

1974   L'arte di Far Ridere

1978  Racconti di Fantascienza 

1980  Il Mio Amico Pietro Germi 

1981 Venezia: una mostra per il cinema 

 

 

Filmografia/Attore 

  

Aldebran

Bellissima, regia di Luchino Visconti 

Una Vita Difficile 

Il Mistero di Cinecittà, regia di Mario Ferrero